04 novembre 2022 10:16

Il cancelliere Olaf Scholz resterà appena undici ore sul suolo cinese, ma il suo viaggio alimenta comunque un acceso dibattito in Europa. I critici del cancelliere, anche all’interno della sua coalizione in Germania, ritengono che la visita sia la prosecuzione di una politica mercantile inopportuna in un’epoca di grandi stravolgimenti geopolitici.

Fino a qualche anno fa il modello tedesco sembrava solidamente basato su due elementi: una fornitura energetica affidabile dalla Russia e l’illimitato mercato cinese. Per quanto riguarda l’energia russa la trappola è scattata nel febbraio scorso in Ucraina. L’eldorado cinese che ha permesso alla Germania di ottenere un successo eccezionale ha invece intrapreso una svolta nazionalista e totalitaria sotto Xi Jinping.

In passato, però, le cose stavano diversamente. Ricordo che quando ero corrispondente da Pechino vedevo passare delegazioni francesi il cui unico scopo era “fare come i tedeschi”, senza però mai riuscirci. Quel successo ora ha un effetto boomerang in tempi di tensioni geopolitiche, e pone alla Germania una domanda esistenziale, più che agli altri paesi europei.

Il mondo di domani
Era necessario recarsi a Pechino nel clima attuale? Dipende da qual è l’obiettivo della visita. Se si trattasse di fare “Merkel senza Merkel”, ovvero vantare la qualità del made in Germany senza preoccuparsi troppo del contesto politico, allora l’errore sarebbe colossale.

Scholz è alla ricerca di una “terza via” tra la tonalità conflittuale degli Stati Uniti e la compiacenza del passato. È una strategia realista? È possibile distinguere tra attività economiche legittime e le scelte che creano dipendenze, assolutamente da evitare per non ripetere il risveglio doloroso vissuto con la Russia? È possibile prendere una posizione netta senza precludersi ciò che resta di un immenso mercato?

Se sarà la rivalità a prevalere, la “terza via” cercata dal cancelliere non esisterà

Queste domande valgono per tutti i paesi. D’altronde gli Stati Uniti continuano a commerciare con la Cina per centinaia di miliardi di dollari nonostante la loro guerra tecnologica. E non provate nemmeno a parlare di “sganciamento” dalla Cina alle aziende del lusso o a quelle dei servizi in Francia. Non capirebbero il concetto.

Al di là della visita di Scholz, in gioco c’è lo stato del mondo di domani. Finora l’Europa ha descritto la Cina, a seconda degli ambiti, come “partner”, “concorrente” o “rivale sistemico”. Se sarà la rivalità a prevalere, la “terza via” cercata dal cancelliere non esisterà.

Scholz è atteso al varco a Parigi, Bruxelles e Washington, ma anche a Berlino dai suoi partner di coalizione. La ministra degli esteri tedesca, l’ecologista Analena Baerbock, che non partecipa alla visita, ha dichiarato che la Germania “non può essere dipendente da un paese che non condivide i nostri valori e potrebbe ricattarci”. Il messaggio è chiaro.

Al cancelliere, che tra l’altro appare ancora indeciso e poco a suo agio nell’abito dell’uomo di stato, sarà rinfacciato qualsiasi passo falso. La Cina accoglie Scholz con favore, ma l’approccio ideologico illustrato da Xi in occasione del ventesimo congresso non è certo quello che sogna il cancelliere. Pechino va in un’altra direzione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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