04 aprile 2023 10:02

Vladimir Putin, l’uomo che si lamentava per l’espansione della Nato verso la Russia, ora avrà 1.340 chilometri ulteriori di frontiera in comune con un paese della Nato, grazie all’adesione della Finlandia che diventerà il 31º paese dell’Alleanza atlantica.

In questo caso il presidente russo non potrà certamente dare la colpa all’espansionismo occidentale, perché è lui l’unico responsabile di quanto accaduto. Fino a un anno fa, infatti, la Finlandia era solidamente ancorata al suo status di neutralità. C’è voluta l’invasione russa dell’Ucraina per cambiare le cose.

Insieme alla Svezia, neutrale da ancora più tempo, la Finlandia ha costruito rapidamente un consenso nazionale attorno all’idea che la neutralità non fosse più praticabile, soprattutto con una guerra alle porte. Decenni di equilibrio politico sono svaniti nel giro di poche settimane. Putin, evidentemente, è riuscito a fare qualcosa che sembrava impossibile.

Stile senza compromessi
All’inizio si parlava di doppia adesione della Svezia e della Finlandia, ma solo la seconda ha completato la procedura. Stoccolma è ancora impantanata nel processo di ratifica dell’adesione a causa di manovre dilatorie, principalmente a opera della Turchia. La Svezia dovrà attendere ancora qualche settimana, almeno fino alle elezioni turche del 15 maggio.

In concreto l’adesione della Finlandia non cambia molto, a parte il fatto che in futuro il paese sarà coperto dall’articolo 5 della carta atlantica, quello che prevede una solidarietà automatica in caso di aggressione. Per il resto la Finlandia era già soggetta alle regole della Nato e ha una difesa abbastanza solida da non avere bisogno di rinforzi, come invece accade a Romania, Polonia e stati baltici.

La sconfitta dei socialdemocratici non cambierà la politica estera finlandese

Ma c’è un grande paradosso: il governo che ha portato a termine questa svolta storica è stato appena battuto alle elezioni legislative, lo scorso 2 aprile. La prima ministra socialdemocratica Sanna Marin è arrivata terza, dietro alla destra e all’estrema destra.

Questa giovane donna, diventata prima ministra nel 2019 a 34 anni, si è costruita una solida reputazione internazionale grazie al suo stile senza compromessi.

Marin si è trovata al centro di una polemica furiosa quando è trapelato un video che la mostrava mentre ballava con alcuni amici. In quell’occasione era stata addirittura costretta a sottoporsi a un test antidroga, ma aveva accettato le conseguenze della sua decisione di continuare a vivere normalmente pur guidando il governo. In ogni caso non è per questo che ha perso le elezioni. I problemi sono nati dalla sua gestione economica.

La sconfitta dei socialdemocratici non cambierà la politica estera finlandese. Petteri Orpo, leader del partito di centrodestra che ha vinto le elezioni, ha riaffermato chiaramente il suo sostegno all’Ucraina, anche perché era impegnato tanto quanto Marin a favore dell’adesione alla Nato. Comunque sia, passeranno settimane prima che sia formata una coalizione di governo, con i socialdemocratici o con l’estrema destra. Le trattative si annunciano complesse.

L’anno scorso anche la Svezia ha scalzato i socialdemocratici dal potere, premiando una coalizione guidata dalla destra e di cui fa parte l’estrema destra.
I paesi nordici sono stati a lungo una terra di conquista per la socialdemocrazia, che sovrastava le altre forze politiche. Ma ormai quello è un ricordo lontano, e oggi le alternanze politiche abbondano anche se lo stile di vita creato da decenni di stato sociale è ancora in piedi. Gli avvicendamenti, però, non influiscono sull’approccio alla difesa di questi paesi: davanti a Putin il consenso si trova facilmente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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Dell’adesione di Helsinki alla Nato e dei risultati elettorali in Finlandia parla la puntata del 4 aprile di Il Mondo, il podcast di Internazionale.

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