24 marzo 2011 00:00

I 34 mila iracheni che vivono a San Diego seguono sempre le notizie sul loro paese, anche se alcuni di loro sono negli Stati Uniti ormai da più di trent’anni.

Di tanto in tanto invitano politici o scrittori a commentare le ultime notizie provenienti dall’instabile paese. Perfino qui a San Diego si dividono in base alle diverse appartenenze etnico-religiose: 24mila sono cristiani caldei, ottomila sono curdi e duemila arabi sunniti.

Nei nostri incontri ho provato a discutere della situazione politica in generale. Le manifestazioni che ci sono quotidianamente erano l’argomento centrale. Decine di iracheni hanno infatti protestato di fronte alla biblioteca pubblica della città di El Cajon, in solidarietà ai dimostranti di Baghdad. Alla fine però ognuno ha posto quesiti diversi a seconda delle proprie preoccupazioni.

Per i caldei, le questioni più pressanti erano l’uccisione dei cristiani, la visita del vescovo iracheno Dalli alla città santa di Najaf e l’incontro di quest’ultimo con il clerico sciita iracheno Sistani. I curdi si informavano sulla situazione nella città ribelle curda di Sulaymaniah. Lo stato della sicurezza a Baghdad era invece quello che maggiormente preoccupava i musulmani.

Nel centro di El Cajon, alcuni pensionati iracheni si riuniscono ogni giorno al club Crystal, per soli uomini. Il loro programma consiste nell’evitare discussioni di politica per salvarsi dalla pressione alta. È per questo che cominciano sempre con il loro gioco preferito, il domino. Comunque, non appena il gioco finisce e si comincia a bere l’arak, il liquore iracheno, la politica viene fuori.

Alcuni incolpano gli statunitensi per avere abbandonato l’Iraq nel caos. Altri accusano i politici iracheni di sfruttare le divisioni sociali per i loro scopi politici.

La discussione finisce con il commento di uno degli insegnanti in pensione, che ha dichiarato: “Ho passato trent’anni a insegnare storia. Nei secoli, l’Iraq è sempre stato il campo di battaglia dei grandi imperi vicini. Ora la storia si ripete, sempre uguale”.

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