01 giugno 2018 13:16

La commissione incaricata di monitorare le elezioni è sempre espressione del partito al potere. La legge elettorale è concepita in modo da favorire le coalizioni al governo, e i principali partiti, sia arabi sia curdi, sono diventati esperti nel falsificare i risultati per aumentare il numero dei propri voti. Anche se in parte queste lamentele sono vere, dipendono soprattutto dal risentimento degli sconfitti.

La fase successiva alle elezioni consiste nella formazione del nuovo governo. Il problema si era posto per la prima volta dopo le elezioni del 2010, quando la lista Al Iraqiya, guidata dal laico Ayad Allawi, aveva conquistato il maggior numero di seggi, 91, contro gli 89 della coalizione Dawlat al qanun (Stato di diritto) dell’allora primo ministro uscente Nuri al Maliki.

In teoria, la lista che ha ottenuto più seggi dovrebbe guidare la formazione del governo. Ma Dawlat al qanun sostenne che la regola si applicava al periodo successivo alle elezioni. Perciò aveva formato una maggioranza lasciando Allawi al secondo posto e dando vita al secondo governo di Al Maliki.

La stessa cosa si è ripetuta nel 2014 e succederà ancora. La lista Sairun, guidata da Moqtada al Sadr, ha ottenuto il numero più alto di seggi, 65. Ma non sarà necessariamente quella che formerà il nuovo governo. Dipenderà tutto dalle alleanze che si formeranno.

Lo stesso Al Sadr ha dichiarato: “Non ci interessa avere il primo ministro, vogliamo parlare di programmi e obiettivi”. Chi appoggerà chi? Gli scenari possibili sono molti: un’alleanza tra Al Sadr e il primo ministro uscente Haider al Abadi, oppure tra Al Maliki e il capo delle milizie filoiraniane Hadi al Amiri.

È difficile dire adesso come andranno le cose. Ci saranno negoziati, accuse reciproche, interferenze esterne. Sarà una maratona lunga e travagliata.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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