13 marzo 2019 15:53

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Mio nonno era un pilastro della comunità, amatissimo dalla famiglia. Era anche un molestatore sessuale, ed è morto quand’ero bambina. Personalmente, ricordo solo un episodio: una volta, mentre ci facevamo le coccole, mi chiese di posare la bocca sul suo pene, e poi mi disse che sarebbe stato il nostro piccolo segreto. Da adulta mi è giunta voce che aveva molestato altre bambine del quartiere. E ha avuto una relazione sessuale anche con mia madre. Lei dice che da bambina non successe nulla. Ma quando fu adulta, mio nonno cominciò a dirle che era innamorato di lei. Chiese di scattarle delle Polaroid nuda, e lei lo lasciò fare. Gli voleva bene, lei e le sorelle quasi lo idolatravano. La mia unica zia sapeva (e dice che a lei non è mai successo niente), e le ho chiesto come riuscisse ad accettarlo. Mi ha risposto che teneva le cose separate: per lei era un padre meraviglioso, e al resto più di tanto non pensava. Io, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, ho fatto molta terapia. Ho letto libri, tenuto un diario, parlato con mia madre e cercato di capire cos’era successo a lei. E ho voltato pagina, nei limiti del possibile. Adesso è il 2019 e ho quasi cinquant’anni. Mia madre è da poco entrata in casa di risposo, e svuotando i suoi cassetti ho trovato le Polaroid che le ha scattato mio nonno. So che è stato lui perché in alcune lo si vede, immortalato nello specchio mentre lei ha la testa tra la sue gambe. Sono state scattate nel corso di vari anni. Mia madre mi aveva convinto che con lei non avesse fatto nulla di sessuale, se non fotografarla. Invece sì. E il punto, Dan, è che nelle foto lei sembra felice. Probabilmente recitava, lo so, perché lui da lei voleva quello. Ma questo manda in crisi le mie conclusioni. Fu un terribile abuso o un amore proibito? Entrambe le cose? Cos’è che ho davanti? Quale ipotesi preferirei, che le sia piaciuto oppure no? Le foto le ha conservate. Erano ricordi cari? Io so che lei gli voleva bene. Quand’è morto è davvero crollata. Mio nonno era un bastardo manipolatore capace di far sentire le sue vittime amate e speciali mentre le sfruttava per i suoi bisogni egoistici? Non so se con mia madre ne parlerò mai. È vecchia e malata, e le ho già imposto discorsi come questi quando avevo vent’anni. Per cui scrivo a te. È un’esperienza così lontana da quelle che ha la gente di solito, e vorrei sapere cosa ne pensa uno che di segreti sessuali ne ha sentiti, credo, più di chiunque altro al mondo.

–Whirlwind Of Emotions

Penso che dovresti metterti comoda e guardarti le quattro ore di Leaving Neverland, il nuovo documentario della Hbo firmato dal regista inglese Dan Reed. Racconta le esperienze di Wade Robson e James Safechuck, due uomini oggi adulti che furono abusati sessualmente dalla popstar Michael Jackson quand’erano bambini. O così pare. È un film importante, WOE, ma non una visione facile, perché contiene descrizioni dettagliate degli abusi sessuali che i due sostengono di aver subìto da ragazzi.

Il secondo aspetto più inquietante del film, dopo le descrizioni dettagliate di abusi ai danni di minori, o il terzo più inquietante dopo la credulità/responsabilità dei genitori di Robson e Safechuck, è forse il modo in cui i due parlano di Jackson. Entrambi descrivono il loro aggressore in termini affettuosi. Entrambi dicono di aver amato Michael Jackson. Ed entrambi sono ancora profondamente combattuti tra ciò che provavano per Jackson allora e ciò che provano oggi. Fu l’affetto per Jackson – il desiderio di proteggerlo e preservare quello che lui li aveva convinti essere il legame segreto che li univa – a spingerli a mentire alle autorità quando Jackson fu accusato di abusi sessuali su diversi bambini.

Dovresti anche ascoltare Reed intervistato da The Gist, l’ottimo podcast quotidiano di Mike Pesca. Leggendo la tua lettera il mattino dopo aver guardato Leaving Neverland, mi è tornata in mente una cosa che Reed dice a Pesca: “Il film racconta una presa di coscienza, due famiglie che fanno i conti con quanto accaduto ai loro figli. E uno dei grossi nodi, come dire, è: perché quel silenzio? Perché i figli hanno taciuto così a lungo? Perché hanno mantenuto il segreto? La chiave di tutto è riuscire a spiegare perché Wade abbia fornito una testimonianza non vera, giurando il falso sul banco dei testimoni. E il motivo, naturalmente, ha a che fare con gli effetti che gli abusi sessuali hanno sulle vittime. Può succedere che mantengano il segreto, e che con la persona abusante formino legami profondi, un attaccamento che sopravvive anche nella vita adulta”.

Tua madre, come Robson e Safechuck, ha mentito per proteggere il suo molestatore, l’uomo che aveva abusato di lei, di te e probabilmente di tante altre persone. Le foto potrebbe averle conservate per la stessa ragione per cui Robson e Safechuck dicono di aver difeso Jackson: perché amava suo padre, e perché il danno che lui le ha fatto è stato così ingente, la sua manipolazione così esperta, da farla sentire “amata” e “speciale” proprio come i presunti abusi di Jackson fecero sentire amati e speciali Robson e Safechuck. E quindi, WOE, per quanto l’ipotesi sia orribile da contemplare, tua madre potrebbe aver tenuto quelle foto perché per lei rappresentano dei “bei ricordi”. Sarebbe consolante pensare che le abbia tenute come prova per i parenti che avrebbero potuto dubitare dei suoi racconti, se mai avesse deciso di dire la verità, ma il fatto che in passato abbia difeso il padre non depone a favore di questa spiegazione.

Leaving Neverland dimostra che gli abusi sessuali innestano nelle persone una bomba a orologeria. No, cazzo, scusa: niente linguaggio indiretto. Leaving Neverland dimostra che i predatori sessuali come tuo nonno e Jackson – bastardi manipolatori capaci di far sentire le loro vittime amate e speciali – innestano nelle persone una bomba a orologeria. Anche se inizialmente la vittima non vive gli abusi come una violazione e una violenza, WOE, la presa di coscienza è quasi inevitabile. Un giorno l’orrore di ciò che hanno subìto apparirà di colpo chiaro, e questa presa di coscienza può distruggerti la vita, i rapporti, l’anima.

Non mi sembra che tua madre abbia mai preso coscienza di quanto accaduto – per lei quel giorno non è mai arrivato – e quindi non è riuscita a comprendere ciò che le è stato fatto, e purtroppo nemmeno ciò che è stato fatto a te. E tua zia, in famiglia, non è stata l’unica che “al resto più di tanto non pensava”. Proprio come il rifiuto della realtà e il pensiero a compartimenti stagni hanno permesso a Jackson di agire, facilitandone l’attività criminosa (e permettendo al mondo di godere della sua musica a dispetto di ciò che era sotto gli occhi di tutti), il rifiuto della realtà e il pensiero a compartimenti stagni hanno permesso a quel “pilastro della comunità” di tuo nonno di violentare sua figlia, sua nipote e tante altre bambine. Come Robson e Safechuck, WOE, tu hai tutto il diritto di essere arrabbiata con i tuoi parenti adulti che non sono riusciti a proteggerti da un noto predatore. Il fatto che alcuni di loro fossero anche sue vittime fornisce il contesto, ma non li solleva dalle loro colpe.

Sono felice che tuo nonno sia morto quand’eri giovane. Verrebbe da augurarsi che non fosse mai nato, WOE, ma in quel caso non saresti nata nemmeno tu, e invece è bello averti qui. Ed è bello soprattutto che tu sia lì, in questo momento, nella tua famiglia danneggiata e danneggiante. Dicendo la verità, hai infranto il silenzio che ha permesso a un molestatore di coltivare le sue prede e abusarne a cavallo di varie generazioni. Tuo nonno non è più in grado di fare vittime, WOE, ma tu, decidendo di parlare, rifiutandoti di guardare altrove, fai sì che per altri predatori come lui sia meno difficile farla franca.

P.S. C’è un momento, nei titoli di coda di Leaving Neverland, che secondo me ti converrebbe replicare. Ha a che fare con alcuni oggetti conservati da una delle presunte vittime di Jackson e un falò. Quando lo vedrai, capirai che cosa intendo.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Savage love è una rubrica di consigli sessuali e di coppia pubblicata su The Stranger.

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