Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono una donna cis di 45 anni. Da quasi venti sono sposata con un uomo cis. Circa un anno e mezzo fa ho limonato con una donna a una festa e ho avuto un’illuminazione. Mi sono accorta che nella mia vita mancava qualcosa e con la benedizione di mio marito ho cominciato a esplorare l’attrazione verso le donne. L’avevo sempre provata, ma senza mai ammetterlo fino in fondo, credendo che per le donne etero fosse normale essere attratte da altre pur frequentando solo uomini. Da allora ho scoperto cos’è l’eterosessualità compulsiva. Ho conosciuto una donna meravigliosa e ci siamo frequentate per più di un anno. Stando con lei ho capito di essere omosessuale. Abbiamo passato insieme un sacco di tempo, ho fatto il sesso più bello della mia vita, ho visto concerti, sono andata a cene, ho dormito da lei, ci siamo presentate i figli. È stata una storia vera e propria. Lei però l’ha troncata perché io non ero pronta a fare dei cambiamenti importanti nella mia vita: non era invitata agli incontri della nostra numerosa famiglia, perché alcuni parenti non sanno del mio matrimonio aperto.

Oggi mio marito ha una fidanzata, e io sono felice per lui, ma è convinto che certi nostri parenti non capirebbero la dinamica. Così che la mia fidanzata si è sentita messa in secondo piano, malgrado tutte le mie rassicurazioni e il tempo passato insieme. A mio marito voglio un bene dell’anima, però la nostra è una relazione platonica e abbiamo smesso di avere rapporti intimi. Abbiamo tre figli giovani meravigliosi e le nostre vite sono strettamente intrecciate dal punto di vista sentimentale, economico e familiare. Se da una parte sento la necessità di vivere fino in fondo la mia vita da lesbica, dall’altra mi terrorizzano le possibili conseguenze: l’idea di ferire mio marito e la mia famiglia, di mandare tutto all’aria, eccetera. L’idea era quella di tenere unita la famiglia e integrare piano piano la fidanzata nella mia vita, ma per lei non era abbastanza. Mio marito vuole che restiamo sposati, e io pure. Secondo te invece devo chiedere il divorzio? Cosa devo fare?

– Wanting To Live Authentically

Tu vuoi vivere una vita autentica, Wtla, e io voglio darti una risposta autentica. E a voler essere sincero, il mio primo impulso dopo aver letto la tua domanda è stato quello di cercare te e tuo marito e prendervi metaforicamente a ceffoni. Per capire se la tua email mi avesse trovato di un umore ingeneroso, Wtla, l’ho messa da parte per qualche giorno. Ma rileggendola per la seconda volta ho avuto la stessa reazione, lo stesso impulso di compiere un atto di violenza metaforica.

Allargando per un attimo l’inquadratura: va benissimo se ci hai messo decenni ad accorgerti di essere lesbica. L’eterosessualità compulsiva è una droga potente e molte persone queer non si scoprono tali fino a un’età avanzata. E non c’è nessun problema anche se vuoi restare sposata. Non stai tradendo la causa lesbica rimanendo accanto a tuo marito. I matrimoni platonici valgono come tutti gli altri! Purché ci siano vero rispetto e affetto, i matrimoni come il vostro possono funzionare, anche ottimamente. Se volete restare insieme per i figli, o perché vi amate per davvero (in modo platonico), oppure perché il divorzio è una costosissima scocciatura, avete la mia benedizione!

Il punto in cui smetto di seguirti, Wtla, è quello in cui dici di non essere riuscita a integrare la fidanzata nella tua vita perché certi parenti non avrebbero capito. È comprensibile, si tratta di affrontare delle paure molto concrete: la paura del giudizio, del rifiuto, di perdere delle persone a cui tieni. Ma sono timori che ha dovuto affrontare ogni persona gay, lesbica o bisessuale dichiarata – così come ogni coppia dichiaratamente non monogama – prima di te.

Inoltre, le persone di cui tu e tuo marito avete tanta paura – le vostre famiglie di origine – non hanno alcun vero potere su di voi. Certo, può darsi che non capiscano. E che vi giudichino e vi dicano cose orrende. Però non possono buttarvi fuori di casa (ne avete una vostra), rovinarvi economicamente (avete un reddito vostro) o costringervi a seguire una cosiddetta terapia di conversione (non siete minorenni). L’unica cosa che possono fare i vostri parenti bigotti, ribadisco, è dirvi delle cose orrende. Ma uno dei lati migliori dell’essere adulti, Wtla, è che non siamo obbligati a presentarci per Natale, Kwanzaa, Hanukkah o qualunque altra cosa si festeggi in famiglia, se non è gentile verso di noi e le persone che amiamo.

Io lo capisco perché la tua fidanzata ti ha mollata. Non voleva essere abbandonata durante le feste per gente che non ti conosce fino in fondo, di cui non ti fidi completamente, ma la cui tranquillità per te viene prima di quella della tua fidanzata. E se da una parte le andava bene stare insieme a una donna sposata (platonicamente) con un uomo, dall’altra non voleva neanche sentirsi l’ultima ruota del carro. Magari avrebbe dovuto essere più paziente – sei uscita allo scoperto solo da un anno e spicci – ma se siete più o meno coetanee, Wtla, forse non se la sentiva di aspettare che tuo marito cambiasse idea, a questo punto della sua vita.

Senti, la tua famiglia potrà anche non capire all’inizio – la mia di sicuro non ha capito – ma se tutti i gay e le lesbiche venuti prima di te avessero aspettato che le famiglie capissero, nessuno si sarebbe mai dichiarato. Oggi alcune persone queer sono abbastanza fortunate da avere parenti comprensivi che ci arrivano da soli, Wtla, ma la maggior parte delle nostre famiglie non ci arriva finché non glielo diciamo noi.

Se vuoi essere ciò che sei, se vuoi vivere una vita autentica, devi essere disposta a scomodare alcune persone, Wtla, tra cui anche tuo marito.

Illustrazione di Francesca Ghermandi

Come fanno le persone che stanno in coppia ma sono semimonogame a riconoscersi e a combinare qualcosa insieme? Sono una donna bisessuale di 42 anni, da 15 felicemente sposata con mio marito. Siamo semimonogami e ogni tanto ci siamo dati da fare in giro. La storia più grossa è stata quella che ho avuto con una donna per quasi un decennio. Ho potuto cominciarla perché la mia ex amante era molto esplicita e orgogliosamente aperta, e ne parlava a chiunque le capitasse a tiro. A parte questa donna, l’unica altra partner sessuale che abbiamo avuto io e mio marito è stata una carissima amica con cui siamo riusciti a tirare fuori l’argomento. Ora ho una cotta per la mia vicina di casa, che ha dieci anni meno di me. È sposata con un uomo e sono abbastanza sicura che sia bisessuale. Però non ci sono davvero amica e se volessi far succedere qualcosa con lei non saprei come muovermi. Viviamo in una comunità in cui ci conosciamo tutti e se mai le chiedessi di uscire lei lo interpreterebbe come un gesto di pura amicizia. Non voglio metterla a disagio in nessun modo, se l’idea non le va, ma sarebbe un peccato se lei ci stesse e non riuscissimo a colmare questo abisso. Come devo muovermi per lanciare un amo, sempre che sia possibile? Sarebbe saggio chiedere a una terza persona di andare a sondare il terreno in qualche modo, per capire se c’è disponibilità? Più in generale, come fanno le persone semimonogame a riconoscersi e combinare qualcosa fuori dalle app?

– Need Expert Insight Getting Hot Babe Over Regularly

Se anche la tua vicina avesse un matrimonio aperto, se fosse bisessuale e interessata a te (e sono già un mucchio di incognite), mandare qualcuno a chiederle se le va di fare roba con te non dice: “La tua vicina è una donna adulta e matura con cui potrebbe andarti di scopare”. Ma proclama a gran voce: “La tua vicina ha la maturità sentimentale di una scolaretta e scoparsi quelle così è un bel rischio”.

Sei una donna adulta e vaccinata, Neighbor, e le donne adulte e vaccinate non mandano le amichette del cuore a informarsi da quelle per cui hanno una cotta durante la ricreazione. Né infilano sotto la porta delle vicine di casa bigliettini con su scritto “Voglio mettermi con te” e “Non voglio mettermi con te” accanto a due caselline da spuntare. Inoltre, in genere, le persone semimonogame dotate di buon senso non ci provano con le vicine di casa che non hanno mai dato segnali d’interesse o disponibilità, perché le suddette persone, come qualunque single di buon senso, non fanno intrallazzi in certi ambiti della vita sociale.

A meno che la tensione sessuale non sia alle stelle, che i segnali ricevuti siano inconfondibili, e comunque facendo la tara ai pensieri formulati con il cazzo o la fica, le persone di buon senso non ci provano con i colleghi, con i genitori degli amici dei figli e con le signore della porta accanto, Neighbor. Perché se poi viene fuori che quella persona non è interessata – o se lo è ma le cose finiscono presto e male – il posto di lavoro, il parchetto in cui giocano i figli e il giardino di casa diventano luoghi infrequentabili per l’imbarazzo.

Per rispondere alla tua domanda, Neighbor, ecco come si incontrano le persone in coppia e semimonogame dotate di buon senso: frequentano spazi, digitali o fisici, separatamente o insieme, in cui si ritrovano altre persone simili. Vanno sulle app di incontri e di rimorchio come Feeld e #Open, vanno nei locali di scambisti e ai sex party della zona, e se in uno di questi luoghi incrociano la vicina di casa, tombola! Possono ricorrere a una delle tante frasi che non passano mai di moda: “Ci vieni spesso?”, “Che buffo incontrarti qui!”, “Che ci fa una vicina tanto ammodo come te in un posto come questo?”.

Ora, se ti butti nel giro – delle app, dei locali, delle feste – e non incroci mai la tua vicina, Neighbor, questo non vorrà dire che lei non è bisessuale, che non ha un matrimonio aperto e che non si sta masturbando pensando a te in questo preciso momento. Ma invece di mandare un’amica a estorcerle informazioni sul suo matrimonio, potresti impegnarti tu a conoscerla un po’ meglio, coltivando un rapporto di buon vicinato platonico e poi, una volta diventate amiche, confidarle i particolari della tua vita e del tuo matrimonio.

(Traduzione di Francesco Graziosi)

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