La maggior parte delle risorse idriche dell’Asia meridionale sono inquinate. La contaminazione è così forte che l’acqua non è potabile e non può essere usata in agricoltura.
Un nuovo studio britannico pubblicato su Nature Geoscience ha analizzato la situazione del bacino dei fiumi Indo e Gange, uno dei più importanti a livello mondiale. I prelievi dalle falde acquifere del bacino indogangetico sostengono l’agricoltura di Pakistan, India, Nepal e Bangladesh e garantiscono la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone. Nel complesso rappresentano il 25 per cento di tutti i prelievi di acqua dal sottosuolo a livello mondiale.
Secondo lo studio, l’insostenibilità dello sfruttamento è dato dall’inquinamento delle falde, non dalla quantità di acqua prelevata. Oltre il 60 per cento dell’acqua sotterranea accessibile è inutilizzabile perché troppo ricca di sale o arsenico. Il gruppo di ricercatori, guidato da Alan MacDonald del British Geological Survey, è arrivato a questi risultati svolgendo analisi sul luogo.
Secondo i ricercatori, tra il 2000 e il 2012 il livello dell’acqua è risultato stabile o in aumento nel 70 per cento dei siti di prelievo, mentre è risultato in calo nel restante 30 per cento dei siti, in genere vicino alle città più grandi.
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