Obamacare

La zappa sui piedi di Donald Trump

Sette giorni dopo il giuramento, Donald Trump stupisce il mondo con dichiarazioni e decisioni, spesso clamorose e contraddittorie. Di questo passo rischia di ritrovarsi solo alla Casa Bianca, tagliato fuori dalla sua maggioranza, criticato dai giornalisti, sfiduciato dagli alleati europei. Leggi

La corte suprema ha dato ragione alla Casa Bianca sull’Obamacare

La corte suprema degli Stati Uniti ha confermato che il governo federale può offrire sussidi ai cittadini per acquistare una assicurazione sanitaria, così come stabilito dall’Affordable care act, chiamato anche Obamacare. La decisione dei nove giudici rappresenta una vittoria per il presidente Barack Obama e di fatto va contro la richiesta di 36 stati, che invece chiedevano l’abolizione della pratica stabilita dalla riforma sanitaria in vigore dall’ottobre del 2013.

La controversia era scaturita da un passaggio poco chiaro della riforma. Nella sezione 1311, infatti, si stabilisce che i sussidi federali possono essere garantiti solo ai cittadini che acquistano una copertura sanitaria all’interno dei mercati online – di fatto dei siti internet – stabiliti da ciascuno stato. Ma proprio tra questi mercati non viene citato quello federale, il sito healthcare.gov da sempre promosso da Obama, che invece appare nella sezione 1321. Il ricorso si basava proprio su questo cavillo.

L’Obamacare obbliga tutti i cittadini statunitensi ad avere un’assicurazione sanitaria, garantendo però una serie di sussidi e di sgravi fiscali agli strati più poveri della popolazione. Secondo i dati del governo, dopo la riforma il numero dei non assicurati è sceso da 42 milioni a 29 milioni. Se la corte suprema avesse deciso diversamente, 6,5 milioni di persone in una decina di stati avrebbero perso la possibilità di avere i sussidi e molti altri si sarebbero visti aumentare il premio da pagare. Inoltre sarebbe stato un duro colpo all’amministrazione Obama per una delle riforme su cui il presidente statunitense si è speso di più negli ultimi anni.

Matrimoni gay e riforma sanitaria, le sentenze più attese della corte suprema

Nei prossimi giorni sono attese alcune sentenze dalla corte suprema, il massimo organo giudiziario negli Stati Uniti. I verdetti più importanti riguarderanno l’approvazione dei matrimoni gay in tutti gli stati del paese e un aspetto della riforma sanitaria dell’amministrazione Obama. La corte renderà note le sue decisioni tra le sedute di giovedì 25 giugno, venerdì 26 e lunedì 29. Leggi

Stati Uniti, rinviato il verdetto della corte suprema sui matrimoni gay

La corte suprema degli Stati Uniti ha rinviato a giovedì 25 giugno l’attesissima sentenza sui matrimoni gay. Il 28 aprile scorso, erano cominciate le audizioni su alcuni casi provenienti da quattro stati in cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso è vietato con apposite leggi: Tennessee, Kentucky, Michigan e Ohio.

La corte suprema potrebbe decidere che simili divieti sono incostituzionali, imponendo quindi a tutti gli stati di concedere licenze di matrimonio alle coppie omosessuali in base al quattordicesimo emendamento della costituzione, che garantisce la parità dei cittadini davanti alla legge.

Sarebbero così di fatto legalizzati i matrimoni gay in tutti gli stati, mentre finora il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto solo a livello federale e in autonomia dai singoli stati, e gli stati possono rifiutarsi anche di riconoscere giuridicamente un matrimonio tra omosessuali contratto altrove.

Tra i casi importanti sui quali la corte suprema deve ancora pronunciarsi, c’è anche quello che riguarda la legalità di un aspetto fondamentale della riforma del sistema sanitario voluta dal presidente Barack Obama. Il caso in discussione verte attorno alla legittimità dei sussidi federali garantiti ai cittadini americani obbligati ad acquistare una polizza sanitaria sul mercato delle assicurazioni private, in assenza dei quali l’intero impianto della legge approvata dal Congresso nel 2010 rischierebbe di crollare.

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