Fumo e fuoco si alzano dagli edifici, dopo un attacco israeliano alla città di Gaza. (Omar el Qattaa, Afp)

La fanteria israeliana, sostenuta dall’aviazione, ha fatto un’incursione nel territorio della Striscia di Gaza, mentre si prepara un’offensiva di terra contro Hamas. Lo ha confermato l’esercito israeliano.

Mentre il conflitto è entrato nel suo ventunesimo giorno, gli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza sono continuati. I leader europei hanno chiesto “pause umanitarie” per consentire l’arrivo degli aiuti alla popolazione della Striscia.

Il ministero della sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha dichiarato che finora gli attacchi hanno ucciso più di settemila persone, per lo più civili. Molti sono bambini. Israele sta bombardando il territorio palestinese da quando i miliziani di Hamas hanno attraversato il confine il 7 ottobre, uccidendo 1.400 persone, per la maggior parte civili, e sequestrandone più di 220.

“Durante l’ultimo giorno le forze di terra dell’esercito israeliano, accompagnate da jet da combattimento, hanno condotto un’ulteriore incursione mirata nella Striscia di Gaza”, si legge in un comunicato delle forze armate.

I filmati in bianco e nero diffusi dall’esercito mostrano una colonna di veicoli blindati, mentre una densa nuvola di polvere si solleva nel cielo dopo gli attacchi. Carri armati e fanteria hanno condotto un raid simile il giorno precedente.

Intanto cresce la preoccupazione per la vita dei 2,4 milioni di palestinesi che vivono sotto le bombe a Gaza: i leader dell’Unione europea hanno chiesto, nella tarda serata di giovedì, “un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli, e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi i corridoi umanitari e le pause per esigenze umanitarie”.

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Dall’inizio della guerra solo 74 camion di cibo, acqua e medicine hanno avuto il permesso di entrare a Gaza, una quantità definita insufficiente dalle organizzazioni internazionali e umanitarie. Prima dell’inizio dei bombardamenti, secondo le Nazioni Unite, ogni giorno entravano circa cinquecento camion di aiuti umanitari nella Striscia. Israele ha tagliato le forniture di cibo, acqua ed energia elettrica e ha insistito sul fatto che non si può inviare carburante a Gaza, perché potrebbe essere usato da Hamas per scopi militari.

Questo ha costretto dodici dei trentacinque ospedali della zona a chiudere e l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) a “ridurre significativamente le sue attività”.

“Senza carburante non ci sarà assistenza umanitaria, gli aiuti non raggiungeranno le persone chene hanno bisogno, non ci sarà l’elettricità per gli ospedali né accesso all’acqua potabile o disponibilità di pane”, ha dichiarato il Commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini.

La sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas è un fattore che complica l’operazione di terra pianificata da Israele. Secondo il braccio armato di Hamas “quasi cinquanta” ostaggi sono stati uccisi nei bombardamenti, una dichiarazione che non ha potuto essere verificata in modo indipendente.

Quattro ostaggi sono stati liberati, ma per i parenti di quelli che sono rimasti nelle mani di Hamas, l’angoscia continua. “Le nostre vite si sono fermate”, ha detto Moran Betzer Tayar nel giorno in cui il nipote e la moglie sono stati rapiti.

Nessun luogo è sicuro

All’interno della Striscia di Gaza gli attacchi hanno messo le persone davanti a “scelte impossibili”, ha dichiarato la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Lynne Hastings.

“Nessun luogo è sicuro a Gaza”, ha dichiarato Hastings, mentre i dati delle Nazioni Unite mostrano che 1,4 milioni di persone, cioè più della metà della popolazione della Striscia, è stata sfollata a causa della guerra.

Israele ha ordinato ai civili nel nord del territorio di spostarsi a sud per la loro sicurezza, ma gli attacchi hanno colpito anche le aree meridionali e i corridoi aperti per far spostare le persone, ha detto Hastings.

Rahma Saqallah è fuggita a sud con la sua famiglia. Ma dopo gli attacchi che hanno ucciso il marito e tre dei suoi figli ha deciso di tornare al nord.

“Ovunque andremo, moriremo”, ha dichiarato all’Afp, mentre si prepara a lasciare la città meridionale di Khan Yunis per tornare nella città di Gaza. “Ci hanno detto di partire per il sud e poi ci hanno uccisi anche nel sud”.

La situazione è aggravata dalla drammatica carenza di medicinali, negli ospedali le operazioni si stanno effettuando senza anestesia e i camion di gelati sono stati trasformati in obitori improvvisati. Si teme che il bilancio delle vittime aumenti in maniera esponenziale, se Israele lancerà un’operazione di terra. “Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere, per quanto difficile, per proteggere i civili”, ha dichiarato questa settimana il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.