Il 19 novembre quattro militari brasiliani, tra cui un collaboratore dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, sono stati arrestati con l’accusa di aver messo a punto nel 2022 un piano per assassinare l’attuale capo dello stato Luiz Inácio Lula da Silva.
Gli arresti sono avvenuti mentre era in corso a Rio de Janeiro il vertice del G20. Una fonte della polizia ha affermato che i militari coinvolti erano in servizio a Rio al momento dell’arresto, ma l’esercito ha smentito la notizia.
Quattro dei cinque indagati, un generale della riserva e tre tenenti colonnelli, erano “militari con addestramento nelle forze speciali”, che “hanno usato il loro alto livello di conoscenza tecnico-militare” per mettere a punto il piano, il cui obiettivo era “impedire l’insediamento di Lula il 1 gennaio 2023”, ha affermato la polizia federale in un comunicato.
All’epoca il generale Mário Fernandes ricopriva una posizione di rilievo nella segreteria generale della presidenza di Bolsonaro, sconfitto da Lula nelle presidenziali dell’ottobre 2022.
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Il piano prevedeva l’uccisione di Lula e del futuro vicepresidente Geraldo Alckmin il 15 dicembre 2022, poco più di due settimane prima dell’insediamento, ha dichiarato la polizia federale.
Prevedeva anche l’arresto e l’esecuzione del giudice del tribunale supremo federale Alexandre de Moraes, ai ferri corti con Bolsonaro da anni.
Secondo il rapporto d’inchiesta visionato dall’Afp, l’opzione principale prevedeva l’uccisione di Lula e Alckmin tramite avvelenamento.
Il piano avrebbe cominciato a prendere forma il 12 novembre 2022 a casa del generale Walter Braga Netto, il candidato vicepresidente di Bolsonaro ed ex ministro della difesa.
La giustizia brasiliana ha avviato anche altre inchieste su presunti tentativi d’impedire il ritorno al potere di Lula.
Una di queste prende direttamente di mira Bolsonaro, sospettato di aver messo a punto un piano, prima delle presidenziali del 2022 e con il coinvolgimento di ministri e militari, per garantire la sua permanenza al potere.
Gli inquirenti hanno anche citato un progetto di decreto per annullare le presidenziali e indirne di nuove, dopo aver arrestato il giudice Moraes.
Bolsonaro, che sostiene di essere vittima di una “persecuzione politica”, è anche indagato per aver istigato la rivolta di Brasília dell’8 gennaio 2023, che ha ricordato l’assalto al congresso del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti.