Il 17 gennaio tre avvocati dell’oppositore Aleksej Navalnyj, morto in prigione quasi un anno fa, sono stati condannati a pene detentive per “estremismo”, in un contesto di aumento della repressione in Russia.
Aleksej Liptser, Igor Sergunin e Vadim Kobzev, arrestati nell’ottobre 2023, sono stati condannati rispettivamente a cinque anni, tre anni e mezzo e cinque anni e mezzo di prigione.
Erano stati incriminati per aver partecipato alle attività dell’associazione di Navalnyj, classificata come “estremista”.
In particolare, erano accusati di aver trasmesso a Navalnyj, detenuto in Russia dal gennaio 2021, informazioni che gli avrebbero permesso di “pianificare e commettere atti di estremismo dalla sua cella”.
Il processo si è svolto a porte chiuse a Petuški, nella regione di Vladimir.
Secondo il tribunale, Sergunin era stato l’unico a dichiararsi colpevole.
Durante il processo l’avvocato della difesa Roman Karpinski aveva denunciato “violazioni del segreto professionale”, sostenendo che i suoi incontri con gli imputati fossero stati registrati.
Julija Navalnaja, vedova di Navalnyj e oppositrice in esilio, ha dichiarato sul social network X che “i tre avvocati sono prigionieri politici e devono essere liberati immediatamente”.
Altri due avvocati di Navalnyj, Olga Mikhailova e Aleksandr Fedulov, erano fuggiti all’estero per evitare l’arresto.
La morte di Navalnyj
Navalnyj è morto il 16 febbraio in una prigione dell’Artico russo, a 47 anni di età. Il suo team, i suoi familiari e alcuni governi occidentali hanno accusato il presidente Vladimir Putin di essere responsabile della sua morte.
Dopo essere sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento in Russia nell’agosto 2020 ed essere stato curato in Germania, Navalnyj, diventato popolare grazie alle sue inchieste sulla corruzione del potere russo, aveva deciso di tornare nel paese nel gennaio 2021.
Era stato immediatamente arrestato e poi condannato a pesanti pene detentive, da scontare in condizioni sempre più difficili.