Il 4 marzo un piano egiziano per la Striscia di Gaza, alternativo a quello del presidente statunitense Donald Trump, è stato approvato durante un vertice della Lega araba al Cairo.

I partecipanti al vertice hanno messo in guardia dai tentativi “odiosi” di deportare gli abitanti della Striscia e invitato i palestinesi a unirsi sotto la bandiera dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), di cui Hamas non fa parte.

Hanno concordato di creare un fondo per finanziare la ricostruzione di Gaza, devastata da quindici mesi di guerra tra Israele e Hamas, e chiesto un contributo della comunità internazionale in modo da accelerare il processo.

La Striscia di Gaza sarebbe amministrata durante un periodo di transizione da un comitato composto da tecnocrati palestinesi, a cui dovrebbe poi subentrare l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).

Il piano prevede 53 miliardi di dollari di finanziamenti in cinque anni, una stima che ricalca quella delle Nazioni Unite, per la ricostruzione del territorio.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha precisato che i 2,4 milioni di abitanti resterebbero nella Striscia, mentre Trump proponeva di deportarli in Egitto e in Giordania e di trasformare il territorio nella “costa azzurra del Medio Oriente”.

“Qualunque tentativo odioso di deportare la popolazione o di annettere una parte dei Territori palestinesi farebbe precipitare la regione in una nuova fase di conflitto”, si legge nel comunicato finale del vertice.

Il vertice si è svolto in un momento in cui la tregua nella Striscia di Gaza è a rischio, con il governo israeliano che chiede la “demilitarizzazione totale” del territorio prima di procedere alla seconda fase, mentre Hamas chiede il rispetto dell’accordo iniziale.

Hamas aveva assunto il potere nel territorio nel 2007, dopo aver spodestato l’Anp, guidata da Abu Mazen, che attualmente controlla la Cisgiordania.

“Lo stato palestinese è pronto ad assumersi le proprie responsabilità nella Striscia di Gaza”, ha affermato Abu Mazen, 89 anni, durante il vertice.

Il presidente palestinese si è detto pronto a organizzare elezioni presidenziali e legislative nei Territori palestinesi nel 2026, “se ci saranno le condizioni per farlo”.

Il piano egiziano per Gaza è stato subito respinto dal governo israeliano, che si è impegnato a distruggere Hamas ma ha anche escluso un futuro ruolo dell’Anp.

“L’Anp è un organismo corrotto che ha più volte sostenuto il terrorismo”, ha affermato il ministero degli esteri sul social network X.

Hamas ha invece “accolto con favore” il piano arabo e la creazione di un comitato per gestire la Striscia di Gaza dopo la guerra.

In base al piano egiziano, la prima fase della ricostruzione, della durata di sei mesi, sarebbe dedicata alla rimozione delle macerie, allo sminamento e alla fornitura di alloggi temporanei per più di 1,5 milioni di persone.

Seguirebbero due fasi di ricostruzione, la prima riguardante le infrastrutture essenziali e gli alloggi permanenti, e la seconda le altre infrastrutture, tra cui un porto commerciale e un aeroporto.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, presente al Cairo, ha espresso “forte sostegno” al piano arabo.