22 settembre 2016 09:39

Diciamo “impotenza”, ma la parola è sbagliata. Sarebbe meglio parlare della vergogna dei governi e delle istituzioni internazionali davanti al dramma siriano, all’“inferno siriano”, come ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite. Perché è vergognoso, inaccettabile e inconcepibile permettere la prosecuzione di un conflitto che ha già distrutto un paese, provocato la morte di più di 300mila persone e spinto sulla strada e in mare cinque milioni di profughi, un conflitto che ha dimensioni internazionali e minaccia sempre di più di incendiare tutto il Medio Oriente. Ma cosa potremmo fare, si chiede qualcuno, considerando che la situazione è bloccata?

È vero, la situazione è bloccata, ma ci sono delle ragioni alla base di questo stallo. La prima è che la Russia e gli Stati Uniti gettano benzina sul fuoco, la prima con il suo avventurismo e i secondi con la loro eccessiva cautela.

Approfittando dell’immobilità statunitense, Vladimir Putin è intervenuto in Siria perché vuole che la Russia rimetta piede in una regione dove non contava più nulla e riconquisti il rango di potenza alla pari con Washington sulla scena internazionale.

Tregue effimere
In realtà con questo intervento, oltre a salvare il regime di Damasco dal crollo, il presidente russo potrebbe diventare l’artefice di un compromesso politico e presentare il suo paese come portatore di pace. Putin avrebbe tutti i mezzi per farlo, e invece?

Invece trascina gli americani in interminabili negoziati e in tregue effimere, perseguendo solo un obiettivo: sconfiggere i ribelli, contro cui la sua aviazione concentra tutti i suoi sforzi da un anno. Bisogna essere ciechi per non capire lo scopo finale di Putin: restituire un vantaggio militare a Bashar al Assad permettendo al macellaio di Damasco di chiudere la questione offrendo un paio di incarichi ministeriali minori a figure dell’opposizione che gli siano gradite.

Convinto di controllare la partita, Putin sta trascinando il Medio Oriente e il mondo verso pericoli enormi

In realtà il calcolo del Cremlino è totalmente sbagliato. Assad non riprenderà il controllo del suo paese, perché questa guerra si è ormai trasformata in uno scontro tra la minoranza alauita del regime (corrente dello sciismo) e i sunniti che rappresentano il 60 per cento della popolazione siriana, ma anche in una battaglia per l’influenza regionale tra l’Iran sciita e i paesi sunniti.

Convinto di controllare la partita, Putin sta trascinando il Medio Oriente e il mondo verso pericoli enormi, dando prova di totale irresponsabilità. Quanto agli Stati Uniti, sono colpevoli di essere intervenuti in Iraq quando non c’era alcun motivo e di non essere intervenuti in Siria quando era indispensabile farlo.

Dato che non hanno più bisogno del petrolio mediorientale, gli statunitensi si preoccupano solo del gruppo Stato islamico e non si curano del fatto che i ribelli non hanno alcun sostegno mentre Assad può contare sull’appoggio della Russia. Questo alimenta un caos sempre più sanguinario, un caos che mette in pericolo qualsiasi possibilità reale di compromesso.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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