23 settembre 2014 07:00

Riportare parole del genere non è mai piacevole. Eppure in questo momento è necessario riferire le dichiarazioni rilasciate il 22 settembre dallo Stato islamico prima di annunciare il rapimento di un francese in Algeria. Dobbiamo capire cosa si muove nei cervelli deviati di questi sanguinari che hanno spinto 130mila curdi a scappare dalla Siria verso la Turchia e che hanno con l’islam lo stesso rapporto che l’inquisizione aveva con i dieci comandamenti.

“La cosa migliore che potete fare è uccidere tutti gli infedeli”, esorta il messaggio. “Se non trovate esplosivi o munizioni allora isolate l’americano infedele, il francese infedele e tutti i loro alleati. Spaccategli la testa con una pietra, trafiggeteli con un coltello, investiteli con la vostra automobile, gettateli nel vuoto, strozzateli, avvelenateli. Questa sarà l’ultima crociata, e sarà spazzata via come è stato con le precedenti. Noi conquisteremo la vostra Roma, bruceremo la vostra croce e ridurremo in schiavitù le vostre donne”.

La violenza di queste parole e degli atti che seguiranno ha un obiettivo tanto preciso quanto abominevole. Lo Stato islamico vuole distruggere la pace sociale in Europa trasformando ogni musulmano in un sospetto, un paria che i terroristi sperano di arruolare nella loro grande opera di morte. Per quanto illusoria, questa missione ci impone di non cadere nel tranello e non fare il minimo passo indietro, come ha dichiarato lunedì il premier francese Manuel Valls.

Non possiamo e non dobbiamo lasciare che questi criminali massacrino intere popolazioni rintanandosi in una base territoriale da dove potrebbero allargare la loro missione all’Europa e al mondo. Bisogna combatterli pur sapendo che non sarà facile e il prezzo da pagare sarà altissimo.

Altri ostaggi saranno rapiti e assassinati. Il pericolo sarà permanente e onnipresente, come quello degli attentati. La cosa peggiore è che la guerra contro lo Stato islamico sarà lunga e confusa, perché a essa sono intimamente legate molte battaglie diverse.

Accanto alla coalizione internazionale per combattere i barbari convivono uno scontro tra le due grandi correnti dell’islam (sciita e sunnita), la rivalità millenaria tra l’Arabia e l’antica Persia (oggi Iran), l’irredentismo dei curdi divisi in quattro stati, la difficile ricerca di alleanze dei cristiani e la paura di tutte le dittature mediorientali di essere travolte dall’aspirazione democratica delle giovani generazioni. Oggi un’intera regione del mondo è in piena rivoluzione. Non siamo davanti a una singola guerra, ma a un groviglio inestricabile di conflitti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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