Il primo ministro ungherese Viktor Orbán. (Juan Mabromata, Afp)

La sera del 14 dicembre, nel corso di un vertice dell’Unione europea (Ue) a Bruxelles, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha messo il veto a un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina da cinquanta miliardi di euro. Poche ore prima i leader europei avevano invece raggiunto un accordo sull’apertura dei negoziati di adesione di Kiev all’Ue.

“Ho messo il veto a nuovi finanziamenti all’Ucraina”, ha affermato Orbán sul social network X.

Gli altri ventisei paesi dell’Unione europea hanno dovuto piegarsi all’ostinazione del premier sovranista ungherese.

“Ne riparleremo all’inizio di gennaio”, ha dichiarato il presidente del consiglio europeo Charles Michel.

“Ventisei paesi hanno dato il loro via libera”, ha affermato il primo ministro olandese Mark Rutte. “Al momento non c’è un accordo con l’Ungheria, ma penso che alla fine lo troveremo”.

L’Unione europea aveva previsto di concedere all’Ucraina aiuti per cinquanta miliardi di euro, di cui trentatré di prestiti e diciassette di donazioni, nei prossimi quattro anni.

I fondi sono cruciali per Kiev in un momento in cui gli aiuti statunitensi, per un totale di più di sessanta miliardi di dollari, sono bloccati al congresso a causa dell’opposizione dei repubblicani.

Il 15 dicembre Orbán ha affermato che se Bruxelles sbloccasse la totalità dei fondi congelati dell’Ungheria potrebbe rinunciare al suo veto sugli aiuti all’Ucraina.

Moldova, Georgia e Bosnia-Erzegovina

I leader europei hanno però raggiunto un accordo sull’apertura dei negoziati di adesione con l’Ucraina. In questo caso Orbán si è astenuto.

In un video postato su Facebook, il premier ungherese ha detto di essersi astenuto “per non condividere la responsabilità di una scelta folle”.

“È una vittoria per l’Ucraina e per tutta l’Europa”, ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, mentre la Casa Bianca ha salutato una “decisione storica”.

Michel ha affermato che il via libera all’apertura dei negoziati con l’Ucraina e con la Moldova è “un chiaro segnale di speranza per i cittadini di questi due paesi e per tutto il continente”.

Da settimane si addensano le nubi sull’Ucraina: la controffensiva lanciata in estate non ha prodotto i risultati sperati e gli aiuti occidentali, cruciali per lo sforzo bellico, sono ancora bloccati.

Il 14 dicembre il presidente russo Vladimir Putin si è detto fiducioso in una vittoria di Mosca: “L’esercito russo sta rafforzando le sue posizioni lungo tutta la linea del fronte”.

“Se Putin vincesse la guerra, potrebbe decidere di aggredire altri paesi”, ha avvertito Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato.

Il 14 dicembre i leader dell’Unione europea hanno inoltre deciso di concedere lo status di paese candidato alla Georgia e di aprire i negoziati di adesione, a determinate condizioni, con la Bosnia-Erzegovina.