18 febbraio 2019 16:40

Il 18 febbraio gli iscritti a Rousseau, la piattaforma online del Movimento 5 stelle, devono esprimere un parere sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato. Per votare bisogna essere iscritti all’associazione Movimento 5 stelle da almeno sei mesi con un documento certificato.

La decisione della piattaforma dovrebbe orientare il voto dei parlamentari cinquestelle che fanno parte della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del senato (formata da 23 parlamentari) che si riunirà il 19 febbraio alle 13.30 per decidere sul caso. Il 13 febbraio il presidente della giunta, Maurizio Gasparri, ha dichiarato che chiederà di negare l’autorizzazione a procedere, sostenendo che Salvini ha agito nell’interesse pubblico.

Il voto divide i cinquestelle che hanno sempre sostenuto la necessità di abolire l’immunità parlamentare per i parlamentari, tanto che lo stesso Beppe Grillo ha ironizzato sul suo blog sulla possibilità che sia negata l’autorizzazione a procedere. Molte polemiche sono state suscitate anche dalla formulazione ambigua del quesito, che sembra favorire il sì (cioè il no all’autorizzazione a procedere). Molti sindaci come Chiara Appendino, Virginia Raggi e Filippo Nogarin si sono espressi per il no all’immunità parlamentare per Salvini. Anche alcuni fuoriusciti del Movimento come la senatrice Paola Nugnes hanno dichiarato che voteranno a favore dell’autorizzazione a procedere e contro l’immunità.

In ogni caso per i cinquestelle il caso Diciotti sembra essere un boomerang: se non daranno l’autorizzazione a procedere verranno meno ad alcuni princìpi che sono stati alla base del loro consenso elettorale; se invece daranno l’autorizzazione a procedere l’alleanza di governo con la Lega potrebbe scricchiolare. Il 17 febbraio, infatti, anche il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli con una lettera si sono autodenunciati, dicendo di aver condiviso la scelta di Salvini di impedire lo sbarco delle 177 persone soccorse dalla nave Ubaldo Diciotti. La lettera è stata acquisita dalla procura di Catania che ha aperto, come atto dovuto, un fascicolo anche su di loro. Il 23 gennaio il tribunale dei ministri di Catania ha trasmesso al senato la domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il ministro dell’interno Matteo Salvini: l’accusa è di sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere, che corrisponde all’articolo 605 del codice penale.

Il caso Diciotti
Il 16 agosto 2018, nel pieno dell’estate, la nave Ubaldo Diciotti della guardia costiera italiana ha soccorso 190 persone nelle acque internazionali al largo dell’isola di Malta. Tra loro dieci donne e 37 minori. Le autorità italiane erano informate dal 14 agosto della presenza del barcone carico di persone, ma si aspettavano che fosse Malta a intervenire perché l’imbarcazione era nella zona di ricerca e soccorso (zona Sar) maltese.

Malta tuttavia non ha firmato alcune convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato nel 2004, come la convenzione Sar e Solas, e quindi spesso non interviene nei soccorsi di imbarcazioni in difficoltà che avvengono nella zona di sua competenza. Così alle quattro di mattina del 16 agosto, le motovedette della guardia costiera italiana sono intervenute perché la barca era in difficoltà e aveva cominciato a imbarcare acqua.

Tredici persone sono subito state evacuate dalla nave e trasferite a Lampedusa d’urgenza per ragioni sanitarie, mentre le altre sono state trasportate fino al porto di Catania, dove la nave è approdata il 20 agosto dopo diversi giorni di stallo nelle trattative tra l’Italia e Malta per indicare un porto di sbarco alla nave. L’Italia infatti avrebbe voluto che la nave fosse fatta sbarcare a Malta, ma l’isola non ha autorizzato lo sbarco, anche perché la nave militare italiana è di fatto territorio italiano. Una volta soccorse le persone, le leggi internazionali prevedono che siano portate al sicuro nel minor tempo possibile. Solo al momento dello sbarco in un porto sicuro (place of safety) si ritiene concluso il soccorso.

Tuttavia il 20 agosto, al momento dell’approdo nel porto di Catania, il comandante della nave Massimo Kothmeir ha ricevuto l’ordine di non calare la passerella per far scendere i migranti dalla nave. L’ordine è arrivato direttamente dal ministero dell’interno, come è stato ricostruito dalla procura di Agrigento, che ha subito aperto un fascicolo sulla vicenda e dopo qualche giorno ha iscritto Matteo Salvini nel registro degli indagati. I migranti sono stati autorizzati a sbarcare solo a mezzanotte del 26 agosto.

Il tribunale dei ministri
A Matteo Salvini viene contestato un reato ministeriale, cioè un reato compiuto nello svolgimento delle sue funzioni di ministro. Per questo il fascicolo d’indagine scritto dalla procura di Agrigento è stato trasmesso al tribunale dei ministri di Palermo. Il tribunale dei ministri è un organo collegiale composto da tre giudici che sono sorteggiati ogni tre anni, può svolgere indagini al termine delle quali può decidere se archiviare il procedimento oppure trasmettere la richiesta a procedere al parlamento che deve autorizzarla.

Il fascicolo del caso Diciotti è stato in un primo tempo esaminato dal tribunale dei ministri di Palermo che ha contestato a Salvini il reato di sequestro di persona aggravato. La procura di Agrigento aveva iscritto sul registro degli indagati anche il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, contestando i reati di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. Ma la procura di Palermo ha modificato i reati contestati e l’unico che resta in piedi è il sequestro di persona aggravato.

A metà ottobre il fascicolo è passato nelle mani del tribunale dei ministri di Catania per ragioni di competenza territoriale. A fine ottobre la procura di Catania, guidata da Carmelo Zuccaro, ha chiesto al tribunale dei ministri di archiviare il procedimento nei confronti del ministro dell’interno. Per Zuccaro il ritardo nello sbarco dei migranti della Diciotti è “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti (e il 24 agosto si è riunita la Commissione europea) in un caso in cui secondo la convenzione Sar sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”. Ma il tribunale dei ministri non ha accettato la richiesta di archiviazione. Per il tribunale dei ministri c’è stata “la precisa volontà del ministero dell’interno” di privare della libertà personale le persone a bordo della Diciotti.

E questo risulterebbe desumibile “oltre che dalle numerose esternazioni del ministro stesso agli organi di stampa nei giorni antecedenti e susseguenti all’ormeggio della nave nel porto di Catania, anche dalle dichiarazioni rese dai massimi vertici amministrativi preposti al comando delle strutture del ministero dell’interno investite della questione”.

L’aggravante è data dal fatto che il reato è stato “commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età”. Per i giudici di Catania, Salvini avrebbe quindi disposto in maniera arbitraria “la forzosa permanenza dei migranti a bordo dell’unità navale Diciotti”, privandoli della libertà personale senza l’autorizzazione di un giudice, oltre il limite consentito dalla legge. Come hanno spiegato molti analisti, nel caso Diciotti è in ballo il rapporto tra poteri dello stato: la magistratura sta affermando che nemmeno l’esecutivo è legibus solutus, cioè al di sopra della legge, e deve rispettare alcuni limiti stabiliti dallo stato di diritto.

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