17 maggio 2017 18:45

Scappato con la sua famiglia ebrea dalla Francia occupata dai nazisti, Erwin Blumenfeld (1897 – 1969) arrivò negli Stati Uniti nel 1941. Grazie a Cecil Beaton, che lo presentò alla redazione di Vogue a Parigi, cominciò a occuparsi di moda e diventò presto uno dei fotografi più richiesti del settore.

La bellezza femminile è stata sempre al centro del lavoro di Blumenfeld, anche se le sue modelle non erano sempre famose: nel 1958, il suo ritratto all’afroamericana Bani Yelverton fu una grossa novità per l’epoca.

Nel suo stile si riconoscono la grande abilità nell’interazione con i soggetti, le ambizioni artistiche ispirate alla pittura e l’amore per la sperimentazione – cambiava spesso i filtri e la temperatura dei negativi. La realtà per Blumenfeld era interessante solo se modificata. Viveva il suo studio di New York come uno spazio di lavoro ma anche di grande libertà, tanto che guardando gli scatti originali e le foto pubblicate si notano facilmente le modifiche che apportava.

Una mostra alla Cité de la mode et du design di Parigi ospita quasi duecento opere di Blumenfeld, di cui trenta inedite, scattate a New York tra il 1941 e il 1960.

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