Villa 31 è uno dei quartieri più poveri e densamente popolati di Buenos Aires. In questa villa miseria (come sono chiamate le baraccopoli in Argentina) vivono più di 45mila persone. È costruita in pianura e si trova nel centro della città. Tuttavia, chi passa lì vicino non la vede facilmente, perché è circondata dalle alte mura costruite intorno all’edificio della stazione ferroviaria Retiro Mitre.

Come in altri insediamenti informali del paese, a Villa 31 non ci sono rete elettrica né strade asfaltate, e molte persone non hanno accesso all’acqua potabile. Quando piove, le strade strette e labirintiche si trasformano in percorsi pieni di fango e spazzatura. Le ambulanze spesso non riescono a passare tra i vicoli, dove le case, molte delle quali costruite in lamiera dagli abitanti stessi, sono una attaccata all’altra.

“Villa 31 è quasi inaccessibile, sia per la sua posizione, sia per la violenza diffusa”, dice il fotografo argentino Pablo Ernesto Piovano, che da aprile sta documentando il quartiere e la vita degli abitanti alle prese con la crisi sanitaria legata al covid-19. “È un’enclave di povertà e criminalità circondata dai palazzi dei quartieri ricchi. La zona è sopravvissuta alla violenza dell’ultima dittatura militare, ma oggi rischia di essere l’epicentro del contagio”, dice Piovano.

la sanificazione delle strade del quartiere

Quando è esplosa la pandemia, a Villa 31 e in altre zone povere di Buenos Aires le autorità hanno imposto periodi di isolamento obbligatori, con agenti di polizia che pattugliavano le strade per controllare che nessuno entrasse né uscisse. L’Argentina è stato uno dei primi paesi dell’America Latina a imporre un lockdown rigido il 20 marzo. Oggi l’86 per cento dei contagiati del paese proviene dall’area metropolitana di Buenos Aires.

la parrocchia Virgen de Caacupé, nel centro di Villa 31. Da qui a volte passa il medico Gabriel Sánchez: “L’unica certezza che avevamo era che per combattere il virus è importante lavarsi bene le mani. Ma senz’acqua la metà della battaglia l’abbiamo persa”. Quando sono stati segnalati i primi casi di contagio nel paese, alcuni abitanti di Villa 31 hanno denunciato di essere rimasti senz’acqua per giorni

Negli insediamenti informali della città, dove si stima che vivano 250mila persone, durante le ultime settimane il virus si sta diffondendo più velocemente. Il sovraffollamento (nelle case spesso vivono tra le dieci e le quindici persone), la mancanza di acqua e le condizioni igieniche precarie rendono difficile il rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Nel paese le persone contagiate sono quasi 70mila e 1.385 sono morte (dati aggiornati al 3 luglio). ◆

“Daro” González balla nelle strade di Villa 31. I centri culturali del quartiere hanno cominciato a offrire corsi online. Si possono seguire laboratori di murga, una forma di teatro di strada diffuso in Argentina e in altri paesi dell’America Latina, graffiti e break dance. Alle pagine 64-65: il ponte che collega Villa 31 all’autostrada 25 de mayo.

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Karen Ferreyra Vela è una lavoratrice del sesso transessuale. È nata in Perù e si è trasferita in Argentina nel 2007. Da quando è cominciato il lockdown non può lavorare e sopravvive grazie all’aiuto dei vicini di casa.
Cintya García vive da più di 25 anni a Villa 31. Nella foto posa con il suo ragazzo a casa sua.
persone in attesa di fare il test per il covid-19.
la barberia La luna
una casa di Villa 31
Nicolás Andrada, nato e cresciuto a Villa 31, si è tatuato il nome della figlia sul braccio

**Pablo Ernesto Piovano **è un fotografo nato a Buenos Aires nel 1981. Le foto di queste pagine sono state scattate tra aprile e giugno a Villa 31, Buenos Aires.

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Questo articolo è uscito sul numero 1366 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati