Uno dei piaceri delle fiabe e dei racconti popolari è scoprire cos’è che dà accesso alla magia. Nel bellissimo e fantasioso romanzo d’esordio di Max Porter, Il dolore è una cosa con le piume, era un lutto. In questo nuovo libro è il mondo naturale e il senso di meraviglia. Lanny è un bambino scomparso, rapito da Dead Papa Toothwort, un trickster mutaforma antico come la Terra. Ma Porter si concentra anche sugli adulti nella narrazione: i genitori di Lanny, un’ex attrice diventata scrittrice di horror e il suo ordinario marito, e Mad Pete, un artista burbero che prende Lanny sotto la sua ala protettrice. Come nel romanzo precedente, Porter crea una sorta di lunga poesia in prosa, ma qui il linguaggio è più mutevole dello stesso Toothwort. Alcune parti evocano l’assenza di Lanny con abbondanti spazi bianchi, frasi brevi e tronche. Altre, che descrivono la ricerca di Lanny per tutto il villaggio, sono fatti di frasi concitate, senza attribuzione e senza virgolette, che creano un senso di panico e di frenesia. Lanny e Toothwort fanno eco ad Ariel e Calibano della Tempesta di Shakespeare, incantati dalle delizie liriche del loro mondo, che però non è un’isola ma un villaggio. Le invenzioni tipografiche di Porter – insieme ai suoi divertimenti con le ripetizioni e il ritmo – mostrano il suo irrefrenabile senso del gioco. E i pensieri degli adulti, che si intrufolano nel villaggio (il voyeurismo è un altro veicolo principale della storia), danno a questo mondo magico una nota di oscurità. Maya Phillips, The New Yorker
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Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati