Christos Nikou fa parte della new weird wave del cinema greco, caratterizzata da film con premesse insolite, realizzazioni stilisticamente raffinate e uno spirito risolutamente indipendente. Uno dei primi esempi della corrente è stato Dogtooth di Yorgos Lanthimos (2009), in cui Nikou era assistente alla regia. Nel bizzarro mondo raccontato da Nikou le persone cadono vittime di una misteriosa amnesia. Aris non si ricorda quando è salito sull’autobus e dove sta andando. Né il suo nome. La città (Atene) è preda di un’epidemia inspiegabile e incurabile. Gli ospedali traboccano di pazienti “perduti”. Aris finisce in un reparto di neurologia dove i medici hanno messo a punto un protocollo per aiutare i pazienti a costruirsi una nuova vita. Tra le altre cose devono fotografare con una Polaroid i momenti più significativi della loro vita. La macchina fotografica diventa un promemoria visivo della malattia, un po’ come le mascherine a cui ci siamo ormai abituati. Apples non dà risposte ed è un film surreale, ma è tutt’altro che oscuro e incomprensibile. __**Namrata Joshi, The Wire**


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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati