Leopold Godowski non è solo il compositore dei 53 studi sugli studi di Chopin o delle Metamorfosi sinfoniche su temi del Pipistrello. La sua sonata in mi minore (1910-1911) merita un posto al fianco di quelle quasi contemporanee di Rachmaninov, Paderewski, Szymanowski e Dukas. È un monumento di cinquanta minuti, all’incrocio tra le febbri di fine ottocento e la grande tradizione, e affronta in cinque movimenti tanto la forma sonata quanto la fuga, i tre tempi del valzer come quelli del minuetto. Sempre senza momenti di virtuosismo gratuito. Lituana come Godowski, Mūza Rubackytė mette in luce canto e controcanto con un ricco ventaglio cromatico. Nei preludi op. 1 il giovane Szymanowski evidenzia tutto il suo debito verso Skrjabin e il Wagner del Tristano e Isotta. Un disco di grande pianoforte. Didier Van Moere, Diapason
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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati