Bill O’Neal, interpretato da Lakeith Stanfield, è il Giuda dell’intenso dramma storico diretto da Shaka King. O’Neal infatti era capo della sicurezza delle pantere nere di Chicago e anche informatore dell’Fbi. La sua controparte – obiettivo del suo tradimento e dell’ostilità del governo – era Fred Hampton, leader delle pantere dell’Illinois. E l’idea del “messia nero” non riflette tanto un’iperbole romantica rivoluzionaria quanto la paranoia di J. Edgar Hoover (Martin Sheen), che vedeva i militanti afroamericani come la più grave minaccia interna alla sicurezza nazionale e temeva l’emergere di un leader in grado d’ispirare le folle. Nei panni di Hampton, Daniel Kaluuya si assume il compito di incarnare ed esorcizzare sia il mostro che alimentava gli incubi di Hoover sia il martire del black power. Ed è perfettamente all’altezza dell’impresa, facendo venir fuori i dubbi e le riflessioni di un uomo schiacciato da quell’impresa. Hampton aveva 21 anni quando rimase ucciso in un raid della polizia. Non è uno spoiler, è storia. Ed è giusto tenerlo presente per apprezzare al meglio il film. Perché è vero che Judas and the black messiah funziona anche come un thriller poliziesco, ma è meglio guardarlo come una tragedia politica. A.O. Scott, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati