Il duo sperimentale dei Senyawa ha pubblicato il nuovo album Alkisah insieme a più di quaranta case discografiche indipendenti nel mondo, lasciando che ogni etichetta producesse i suoi aggiustamenti e remix dei brani. È un’idea affascinante che ridisegna le tensioni tra realtà locali e globali. Alkisah, un’espressione simile al nostro “c’era una volta”, è un concept album con sfumature folk. Le canzoni raccontano storie di persone alle prese con l’apocalisse, tra malinconia e agonia. Seguendo lo spirito politico dell’operazione, i brani riflettono sulla futilità del potere di fronte alla fine dei tempi, come succede nell’introduzione Kukuaasan. In Alkisah I, un pezzo epico di nove minuti, si sentono echi della tradizione indonesiana gamelan, tra urla e percussioni che aprono la strada a una supernova di chitarre elettriche. La musica dei Senyawa, che vengono dall’isola di Giava e sono formati dal polistrumentista Wukir Suryadi e dal cantante Rully Shabara, è profondamente radicata nel folk indonesiano. I Senyawa però sovvertono qualsiasi etichetta, ed è proprio questa la loro forza. Da un certo punto di vista fanno folk-metal; da un altro fanno punk; il loro stile può essere adatto al pubblico britannico, romeno o indonesiano. In ogni caso, Alkisah è un inno al fai da te, a partire dal metodo di distribuzione fino agli strumenti, costruiti dallo stesso Suryadi. La musica che ne viene fuori è eccentrica e intensa. Adriane Pontecorvo, PopMatters

Senyawa (dr)

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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati