Nel 1994 il giornalista e scrittore algerino Adlène Meddi aveva 19 anni. Viveva alla periferia di Algeri, dove poteva seguire in diretta la guerra tra le forze armate e le organizzazioni estremiste islamiche. La morte poteva colpire chiunque. Il Gruppo islamico armato aveva ucciso suo cugino, un militare, ma anche il marito, militante comunista, di una sua insegnante. Lui e i suoi amici si chiedevano in continuazione se bisognava prendere le armi, andare in esilio o subire. Da questi interrogativi è nato un romanzo noir di rara intensità. Quattro amici appena ventenni sono già pieni di rabbia. L’omicidio di un loro conoscente sarà un detonatore. Decisi a fare qualcosa, si lanciano nella lotta armata clandestina come avevano fatto i loro genitori contro i francesi. La banda crea una lista di obiettivi, simpatizzanti del Fronte islamico di salvezza, cercando di evitare in tutti i modi di finire nel mirino dei potenti servizi segreti. Il problema è che non sono veri assassini e qualcosa andrà storto. Alexandra Schwartzbrod, Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati