Con ogni nuovo progetto, la cantante e compositrice di Brooklyn Arooj Aftab, nata in Pakistan, ha rivelato un lato diverso della sua personalità musicale. Il nuovo disco Vulture prince è la sua opera più convincente: una meditazione sul concetto di perdita, a partire dalla più terribile, quella del fratello minore Maher, morto mentre Aftab componeva le canzoni del disco. Eppure questi pezzi non suonano mai funerei o pessimisti, grazie all’ariosità intrinseca dalla voce di Aftab e alla limpidezza degli arrangiamenti. La musica parte dal materiale del suo debutto del 2014, Bird under water, ma con una maggiore padronanza della materia. Aftab usa testi classici in lingua urdu tratti dai tradizionali ghazal (poemi, recitati o cantati, dedicati alla persona amata), come succede in Mohabbat. La compositrice evita la strumentazione tradizionale – anche se le sue frasi allungate a volte ricordano il folk pachistano – lavorando invece con un cast superbo di musicisti fluenti nel jazz, nella musica classica contemporanea e nel folk, permettendo alla sua voce meravigliosamente meditativa di fluttuare libera. L’adattamento di Aftab di un poema di Rumi in Last night ricorre a un’ambientazione reggae sorprendente, ma il suo canto misurato evita che questo sia fuori luogo. La rapida crescita artistica di Aftab suggerisce solo che in futuro la aspettano risultati ancora più grandi. Peter Margasak, Bandcamp Daily

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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati