Un haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa (1763-1827) ha ispirato Muriel Barbery nel creare la struttura a specchio del suo quinto romanzo: “Camminiamo in questo mondo / sul tetto dell’inferno / guardando i fiori”. È la storia del viaggio iniziatico a Kyoto di una giovane donna francese, Rose: un pellegrinaggio postumo sulle orme del padre, un mercante d’arte giapponese, Haru Ueno, di cui scoprirà il testamento alla fine di un itinerario accuratamente pianificato, dai templi alle case da tè, senza averlo mai incontrato. L’autrice dell’Eleganza del riccio, che ha vissuto in Giappone per due anni, ha creato un magnifico testo in dodici brevi capitoli, punteggiati da piccole parabole con fiori o piante. È un’ode a questa “terra di alberi e pietre” e a una città che favorisce la metamorfosi. E se Barbery abbozza una storia romantica di lutto e d’amore, è sempre come eco di lontane leggende e precetti di saggezza. In questo libro raffinato assaporiamo tanto la delicatezza delle descrizioni quanto le formulazioni ellittiche dalle infinite risonanze. Alla fine, è in un sogno che Rose incontra suo padre. Le tende la mano e le dice: “Correrai il rischio della sofferenza, del dono, dell’ignoto, dell’amore, del fallimento e della metamorfosi. Allora, come il fiore di prugno è in me, tutta la mia vita passerà in te”. Monique Petillon, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati