Le storie brevi non sempre godono del rispetto che meriterebbero e i cortometraggi – che l’industria ha ritenuto più facile ignorare invece d’impegnarsi a trovare il modo per renderli redditizi – non godono di alcun rispetto. A meno che tre di loro non siano confezionati insieme per sembrare qualcosa di diverso, come tre bambini uno sopra all’altro che s’infilano un cappotto per sembrare un adulto. Il seducente Gioco del destino e della fantasia è un delizioso trittico di vignette autonome (ognuna con i suoi titoli di coda) legate da una comune fascinazione per la memoria, le coincidenze e le verità profonde che le bugie superficiali possono rivelare. Paradossalmente il film intero vale più della somma delle sue parti proprio per il modo in cui sono trattate le storie brevi, liberate da logiche pedanti: guardando il mondo da una lente così ristretta – un periscopio più che un grandangolo – dei colpi di scena che in un lungometraggio potrebbero sembrare scorciatoie della sceneggiatura dimostrano immediatamente l’autorità dei dati di fatto. David Ehrlich, IndieWire
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Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati