Leggere Heaven di Mieko Kawakami è come vedere un implacabile film horror sulla giovinezza di un ragazzo di 14 anni, senza nome, vittima di bullismo da parte di compagni di scuola sadici, che si prendono gioco del suo occhio pigro. I suoi giorni bui s’illuminano quando comincia a scambiarsi lettere con Kojima, una ragazza della sua classe a sua volta vittima di bullismo. I due adolescenti stringono un legame segreto. Un giorno fanno una gita in un museo d’arte per vedere un quadro che Kojima ha ribattezzato Paradiso. La loro gita estiva pulsa di vita, speranza e sentimento. Ma fin dall’inizio, un presagio incombe sull’amicizia. In autunno, il protagonista subisce percosse ancora più brutali. In seguito, in un incontro casuale con Momose, uno dei bulli, è sviscerata la non così sottile questione filosofica centrale del romanzo. In particolare per Momose, il bullismo non ha né motivazioni né risultati. Alcune persone fanno del male agli altri solo perché possono. Altri non hanno la volontà di reagire e basta. E noi temiamo che sia proprio come dice lui. Thu-Huong Ha, The Washington Post
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati