Il piccolo mondo di Lubumbashi, nel Katanga, è fuori controllo: l’Unione mineraria, che di solito orchestra tutti gli aspetti della vita locale, non funziona più come dovrebbe. Sanza, un ragazzo che si è unito da poco alle bocche di troppo da sfamare nelle strade, è assunto dal signor Guillaume come informatore per la polizia segreta. La scrittura di Fiston Mwanza Mujila è un fiume che porta insieme ritmi ternari biblici, melodie jazz, grandi risate e combinazioni di parole che suonano strane. Qua e là sfiora il fantastico, ma soprattutto il teatro che rimane la grande tentazione del romanziere. Ciò che tiene insieme il suo testo straordinariamente barocco è un mistero. Forse è il senso di apocalisse che pervade sia i personaggi sia il momento storico (intorno al 1997, quando lo Zaire diventò la Repubblica Democratica del Congo). Forse è la “danza del bifolco”, i cui gesti disarticolati rimangono immutati attraverso la spaventosa impermanenza del mondo. In ogni caso, nel riuscire a tenere in piedi questo sconcertante romanzo da un capo all’altro, Fiston Mwanza Mujila conferma il suo talento. Zoé Courtois, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati