Rifugiato in Libano dopo la fuga dalla Siria, Sam (Yahya Mahayni) vuole a tutti i costi ricongiungersi con la fidanzata Abeer (Dea Liane), spinta dalla sua ricca famiglia verso un matrimonio con un diplomatico che vive a Bruxelles. A Beirut Sam conosce un artista belga che gli offre un “passaggio” in Europa se Sam accetterà di diventare parte di una sua installazione. Sulla carta l’idea di un patto faustiano tra un artista ricchissimo e un povero rifugiato funziona perfettamente. E le questioni che solleva L’uomo che vendette la sua pelle, tra cui il cinismo dell’arte contemporanea, sono appassionanti. Ma purtroppo il film non mantiene tutte le sue promesse. Hubert Heyrendt, La Libre Belgique

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Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati