Clinic (Rhian Askins)

Di questi tempi tutti sembrano andare in orbita, che siano William Shatner, Tom Cruise o il cast di un thriller russo ambientato sulla Stazione spaziale internazionale. Gli avanguardisti analogici Clinic però sono partiti prima di tutti e da Internal wrangler hanno passato gli ultimi vent’anni tra le stelle. Ispirati da tastiere vintage e vari strumenti di seconda mano, questi anticonformisti di Liverpool sono in una missione infinita, alla scoperta di nuovi generi nello spazio inesplorato tra indie, elettronica, krautrock e psichedelia. Se nel 2019 con Wheeltappers and shunters s’interrogavano sulla britishness dopo la Brexit, in Fantasy island la rabbia verso il loro paese è assente. Questo è un concept album dove il concetto è che non c’è un concetto. Nei testi e nei suoni cambia continuamente, come se fosse appoggiato su delle placche terrestri. Il nono album dei Clinic è un luogo intricato, pieno di umorismo e spesso in conflitto con se stesso. E forse è proprio questa confusione il punto centrale. Del resto viviamo tempi complicati e a volte non capiamo se è il caso di ridere, piangere, nascondersi o impazzire. Fantasy island è uno specchio su tutto questo, sulla nostra post-realtà. Fa innervosire e star bene allo stesso tempo. In qualche modo cattura l’essenza di cosa significa vivere nel 2021.

Ed Power,
The Quietus

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Questo articolo è uscito sul numero 1434 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati