L’aumento dei casi di disordini alimentari come anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata potrebbe essere legato alla pandemia di covid-19. Una conferma viene dai dati di più di tre milioni di iscritti a un’assicurazione sanitaria statunitense. A partire dalla seconda metà del 2020 i tassi di ospedalizzazione per disturbi alimentari sono raddoppiati rispetto ai due anni precedenti, e i ricoveri si sono allungati. Vari fattori avrebbero favorito l’aggravarsi dei disturbi. Per esempio, scrive Jama Network Open, le restrizioni e la paura del contagio avrebbero generato stress e caricato di ansia il compito di fare la spesa. Le notizie sul legame tra obesità e sintomi gravi del covid potrebbero aver attivato comportamenti compensatori, per perdere peso rapidamente. Inoltre, soprattutto nei primi mesi, la ridotta assistenza ambulatoriale avrebbe ritardato la presa in carico dei pazienti, aggravando i sintomi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati