Passi troppo piccoli contro la crisi climatica

◆ L’articolo dedicato alla conferenza sul clima di Glasgow (Internazionale 1436) ha rafforzato in me la convinzione che Greta Thunberg abbia fatto bene ad accusare i rappresentanti dei principali governi mondiali di fare troppe chiacchiere e pochi fatti concreti. I dati e le proiezioni riportate nell’articolo rendono bene la gravità della situazione. Penso che la responsabilità più grande delle classi dirigenti sia non voler dire chiaramente che non sarà possibile incidere in modo determinante sui cambiamenti climatici senza intaccare pesantemente l’attuale stile di vita che non è in alcun modo sostenibile, ma anzi è causa di impatti ambientali e sociali devastanti anche sui paesi più poveri (come descritto nell’articolo di George Monbiot sullo stesso numero). La risposta di Draghi alle obiezioni di Greta è stata che il “bla bla bla” serve per convincere i leader mondiali ancora poco sensibili ai temi in questione. Ma lui per primo insiste a invocare per il nostro paese una robusta crescita economica, che significa incrementare la produzione, i consumi, la pressione sugli ecosistemi naturali e le emissioni di gas serra. Inoltre, per limitare i contraccolpi negativi di un’eventuale contrazione delle economie, cercata per ridurre in modo significativo l’impatto sull’ambiente, bisognerebbe ridistribuire la ricchezza mondiale, che negli ultimi 25-30 anni si è sempre più concentrata in un gruppo ristretto di soggetti. Purtroppo temo sarà confermata la regola per cui la soluzione dei problemi non può venire da chi finora ha promosso le politiche che quei problemi hanno prodotto.
Guido Mosca

Il mondo moderno ha le radici in Africa

◆ Ho apprezzato molto l’articolo di Howard W. French (Internazionale 1436). Da anni mi interesso di colonialismo e neocolonialismo, soprattutto con riferimento alla grande migrazione dall’Africa verso l’Europa. Se in Europa non comprenderemo le enormi responsabilità che abbiamo nei confronti dell’Africa, soprattutto con la tratta degli schiavi, non potremo mai affrontare la tragedia della grande migrazione. Rinchiudendoci nella “fortezza Europa”, non faremo altro che alimentare i nazionalismi e andare verso l’autodistruzione.
Marco Mandelli

Errata corrige

◆ A pagina 38 di Internazionale 1435, l’accordo di Adani Group è da più di 700 milioni di dollari, non miliardi.

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Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati