Earl Sweatshirt (Ryosuke Tanzawa)

Prima del movimento Free Britney c’era quello del Free Earl, formato da chi voleva liberare l’allora sedicenne rapper statunitense Earl Sweatshirt da un riformatorio alle isole Samoa in cui sua madre, una professoressa di diritto, l’aveva mandato perché era preoccupata per il suo uso di droghe. Fin dagli esordi insieme agli enfant terrible del collettivo di Los Angeles Odd Future, l’mc nato a Chicago è cresciuto: oggi è uno dei talenti più puri ma anche meno sovraesposti dell’hip hop statunitense. Ha rifiutato tutti i luoghi comuni del rap main­stream, avvolto nella sua introspezione e nelle tragedie che l’hanno segnato. Some rap songs, il suo notevole disco del 2018, è stato influenzato dalla morte di suo padre, il poeta sudafricano Keorapetse Kgosit­sile. Il nuovo album Sick ! ha una musicalità potenziata, è ricco di archi, campionamenti soul, pianoforti e crepitii di vinili. Suona come un gesto nostalgico (c’è un grande pezzo intitolato 2010) e una riflessione sulla pandemia dal punto di vista di un artista che si è riconciliato con la madre, è diventato padre e si è aperto al mondo fuori dalla sua porta.

Kitty Empire,
The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1444 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati