Il film racconta tre difficili giorni nella vita di Diana Spencer (Kristen Stewart) durante le vacanze di Natale del 1991 nella tenuta reale di Sandringham. Pablo Larraín ha descritto questo lavoro come “una favola al contrario”. Partendo da una sceneggiatura di Steven Knight (Locke, Peaky blinders), il regista cileno ritrae Diana come una martire dell’upper class, un’equivalente moderna della sventurata Anna Bolena. Larraín e Knight si sono presi enormi libertà: “Ora vattene, voglio masturbarmi”, dice perentoria Diana a una cameriera. Non è una battuta che si sente spesso in un dramma sulla famiglia reale britannica. I disturbi alimentari di Diana sono affrontati esplicitamente, la vediamo sia vomitare sia provocarsi lesioni. Alcuni momenti potrebbero far pensare a un film lascivo e voyeuristico, con una mentalità da tabloid. Ma è il contrario. È poetico ed elegiaco. L’interpretazione febbrile di Kristen Stewart e il lirismo di Larraín danno al film una spinta emotiva che mancava a tutte le altre raffigurazioni di Lady Diana.
Geoffrey Macnab, Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1453 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati