L’attesa per il secondo lavoro di SZA è finita. La lunga preparazione all’uscita di SOS, che arriva sei anni dopo il nebuloso capolavoro CTRL, è stata costellata di ritardi. SZA, vero nome Solána Rowe, ha spesso confessato su Twitter le sue frustrazioni per le scadenze da rispettare, arrivando a ipotizzare che questo sarebbe stato il suo ultimo disco. In SOS SZA ha problemi di fiducia: il fatto di essere diventata una figura pubblica alle prese con i demoni interiori contribuisce a costruire questo set labirintico di 23 brani. L’immagine della solitudine sulla copertina dell’album – una pensierosa SZA sospesa su un trampolino in mezzo al mare – è evocata in canzoni che esplorano la ricerca della perfezione artistica, il paradosso della fama, il disprezzo di sé e l’amor proprio. SOS avrebbe potuto essere condensato in meno canzoni, ma ha verve in abbondanza. Nonostante tutto, le riflessioni disordinate di SZA s’intrecciano in un insieme convincente.
Shahzaib Hussain, Clash

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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati