La fine dei social network

Ho trovato l’articolo di Ian Bogost sui social media (Internazionale 1490) povero di argomentazioni e con un taglio giudicante. Penso che la discussione sui social media sia molto più complessa e riguardi diverse questioni anche distanti tra loro, come per esempio l’attivismo digitale o la sorveglianza che sfrutta i dati.
Beatrice Sgorbissa

Giocattoli da ripensare

◆ Lo scopo dichiarato dell’articolo di far riflettere (Internazionale 1491). Mi ha interessato, l’ho consigliato ad amici e ci ho pensato a lungo. Sono molti i temi da esaminare sui giochi, tanti “insegnamenti” scorretti o illogici. L’evoluzione della tecnica in questo secolo ha cancellato il buon senso nell’individuare i rapporti di causa ed effetto, ora il bambino impara ad agire attraverso strumenti innaturali e complessi, incoerenti con i risultati. Nei casi migliori frequentando le scuole superiori i ragazzi recuperano qualche capacità logica e critica o di buon senso, che poi la vita fa nuovamente dimenticare. Nell’articolo si legge che “i migliori giocattoli nuovi sono quelli vecchi”. Lo sapeva già mio padre nel 1945, osservando me e mio fratello: “Si divertono di più con un pezzo di carta” o “litigano per un pezzo di carta”. Certo!
Lodovico Cardellino

◆ Vi scrivo in merito all’articolo sull’uso dei giochi come strumento per accelerare l’apprendimento. Ho trovato banale questo testo in cui si dice quello che qualsiasi genitore dotato di pensiero critico conosca benissimo: i giochi e il sistema educativo servono a “progettare” gli adulti futuri, a cui sarà assegnato il compito di continuare a far funzionare il sistema neoliberista. L’autore forse non si è reso conto che quei giocattoli esistono perché ci sono milioni di genitori come lui, ossia posseduti dall’ansia che i propri figli non riescano a entrare ad Harvard o all’Mit. Bisognerebbe chiedersi perché esiste questa forte ansia sociale. Da anni è diffuso il concetto che una persona ha valore solo se riesce a frequentare i templi laici del merito e dell’eccellenza. La discussione dovrebbe contribuire a far riflettere sull’urgente necessità di cambiare l’attuale sistema basato sulla disuguaglianza.
Federico Paolini

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Questo articolo è uscito sul numero 1493 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati