Due giorni nella vita di due persone innamorate. Il primo, quando tutto comincia, e l’ultimo, quando ci si lascia. A chi legge, la possibilità di immaginare cosa è successo in mezzo. In questa puntata: Anne, 46 anni.
Il primo giorno
“Ho 26 anni e mi sono già licenziata due volte. Visto che non riesco a trovare il mio posto in Francia, decido di partire per Montréal, in Canada, dove sono nata. Tanto vale approfittare della doppia cittadinanza, che mi permetterà di lavorare senza chiedere un visto. Qualche mese dopo il mio arrivo, entro all’Ibm come incaricata di reporting aziendale: un buon lavoro e un buono stipendio, il tempo passa in fretta.
Una mattina i vigili del fuoco volontari dell’azienda intervengono nel mio reparto a causa di una fuga di sostanze chimiche. Quando lo vedo passare dietro la vetrata è subito un colpo di fulmine. È calvo, con un bel cranio. Ha una viso tondo e un fondoschiena stupendo. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso e non ascolto più la mia collega. ‘Ti sei appena innamorata’, mi fa notare lei. Arrossisco dalla vergogna e mi scuso, perché stiamo lavorando. Quando ci evacuano dall’altra parte del corridoio, la mia collega mi dice che Paul è un ingegnere meccanico.
La sera non sopporto più che il mio compagno mi si avvicini o mi tocchi. Sono ossessionata da Paul. La situazione non mi piace. Devo assolutamente cancellare questi sentimenti nascenti per tornare alla mia vita tranquilla. In ogni modo, sicura di ricevere un rifiuto, mando un messaggio a Paul sull’intranet dell’Ibm. Invece lui mi propone di andare a bere un bicchiere dopo il lavoro alla Maison blanche nella città di Granby. Ha otto anni più di me, fa delle gare di mountain bike – questo spiega il suo fisico scolpito, nulla a che vedere con i culturisti palestrati che si vedono in giro – e non beve molto. Non ha l’aria di essere uno che ama molto uscire la sera, l’esatto contrario del mio compagno. È dolce e tranquillo, sento che può aiutarmi a trovare un equilibrio.
Il giorno dopo Paul mi scrive che gli piacerebbe rivedermi in un’altra situazione: a casa sua perché non ama molto i bar. Impossibile rifiutare. Devo solo trovare il momento giusto per non creare sospetti. La sera dell’appuntamento aspetto che il mio compagno vada al lavoro per mettere un bel vestito e scarpe con tacchi. Non mi trucco troppo perché ho l’impressione che Paul ami la semplicità.
Lungo la strada, mentre mi trovo su strade poco trafficate, vedo i fari di un’auto nello specchietto. Sempre la stessa. È strano ma non ci faccio molto caso. Parcheggio la mia Chevrolet z24 rossa sul viale di casa sua, la macchina che mi segue mi supera lentamente. Quando Paul apre la porta non posso trattenermi, gli salto addosso. Ci baciamo senza nemmeno il tempo di parlare.
Tornata a casa poco prima dell’alba, trovo il mio ragazzo che mi confessa di avermi seguita con l’auto di un amico. Mi ha visto mentre baciavo Paul attraverso la finestra. Non posso negarlo: la sua casa non ha persiane, solo delle imposte decorative in finto legno incollate al muro. Senza pensarci troppo lascio il mio ragazzo e spiego la situazione a Paul, che mi propone di andare a vivere da lui. È pura felicità: staremo insieme tutto il tempo. Non mi prendo nemmeno la briga di disfare le valigie.
Ma su un punto Paul è categorico, non vuole figli. Ha addirittura fatto la vasectomia, una scelta radicale che però non mi pesa perché ho l’impressione che un figlio mi allontanerebbe da lui. Nei fine settimana mi introduce al trekking. Mi piace talmente che mi adeguo al suo stile di vita e frequento sempre di meno i bar di Montréal.
La mattina, durante la settimana, prendiamo ognuno la propria auto e parcheggiamo ai lati opposti del parcheggio aziendale, perché ho l’impressione che le coppie non siano molto ben viste al lavoro”.
L’ultimo giorno
“Non abbiamo più gli stessi orari. Quando rientro dal lavoro alle 8 del mattino, dormo fino alle 13. Lui comincia il suo turno alle 16. A forza di incrociarci prendiamo un ritmo di vita da single e durante il fine settimana facciamo fatica a conciliare i nostri desideri. Un sabato approfitto di una delle sue gare di mountain bike per andare a ballare con un’amica in un locale di salsa. Paul è triste perché non sono lì ad aspettarlo al traguardo, come fanno le altre compagne. Soffro all’idea di averlo ferito.
Paul ha un sogno molto semplice: ha comprato un terreno nella campagna canadese, con degli abeti, un lago e delle anatre. È qui che vuole costruire uno chalet per vivere nella natura. Quando mi ci porta, scopro che il primo vicino abita a un chilometro di distanza e mi immagino bloccata a causa della neve. So che non posso impedirgli di realizzare il suo sogno, ma non fa per me. Voglio godermi la mia giovinezza. E poi mi manca la Francia. Mi mancano i miei genitori, mio fratello, i miei amici.
Tutte queste cose messe insieme mi spingono a chiedere a Paul di prendere un anno sabbatico e di venire a vivere con me in Francia. ‘Ti amo ma non tutti sono esportabili’, mi dice con calma. ‘Quello che hai fatto tu, io non posso farlo. Io non mi sradico’. Decido di tornare a casa. Da sola.
Mi dimetto, preparo le valigie con lo stretto indispensabile, lascio tutto quello che abbiamo comprato insieme, non mi importa, ritornerò. Quando mi accompagna all’aeroporto, non capiamo quello che sta succedendo. La sera prima abbiamo fatto l’amore, stiamo ancora insieme. Nel parcheggio non vuole che io scenda dall’auto: ‘Torniamo indietro, andiamo a casa’, prova a dire. Ma io non cambio idea. Prima dei controlli della sicurezza crolla in lacrime tra le mie braccia, con la testa sul mio collo. Io mi sforzo di non piangere: ‘Non ti sto lasciando, tornerò, ho solo bisogno di ritrovare il mio paese’.
Prima di partire gli ho lasciato una lettera sul cuscino per dirgli che non avrei smesso di amarlo. Sull’aereo comincio a piangere, il mio vicino mi offre dei fazzoletti e cerca di consolarmi per tutte le sette ore del volo. Arrivata in Francia vado dalla mia migliore amica a Tolosa. Qui tutto va molto velocemente, esco, conosco nuove persone, mi iscrivo a un’associazione di trekking e trovo rapidamente un lavoro. Con Paul ci scriviamo, ci raccontiamo le nostre vite: ‘Ho risistemato il salotto, penso che ti piacerà’, mi dice. Non mi rimprovera mai nulla.
Gli anni passano, non torno in Canada, ma ci facciamo la promessa di continuare a scriverci senza mai parlare delle nostre vite sentimentali. Ci siamo lasciati fisicamente, ma non ci siamo mai davvero separati. Oggi ci scriviamo due o tre volte all’anno per i nostri compleanni, per Natale o per l’anno nuovo, firmando: ‘Ti abbraccio con tutto il mio affetto’ o ‘Ti abbraccio teneramente’.
Sono tornata due volte in Québec con il mio compagno del momento e ogni volta che sono passata vicino a casa sua è stata una tortura. Non l’ho mai detto a Paul perché avevo paura di perderlo. Anche se tutta sgualcita, ho ancora una sua foto nel portafoglio”.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Amore che vieni, amore che vai è una serie del quotidiano francese Le Monde che racconta il primo e l’ultimo giorno di una storia d’amore. Qui ci sono tutte le puntate.
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