Sophie Daull conosce l’arte di raccontare vite che fuggono via e destini che vanno fuori strada. Quella di sua figlia, Camille, scomparsa all’età di sedici anni. E quella di sua madre, Nicole, uccisa a 45 anni. Sa tutto della breve vita di Camille. Dei primi 26 anni di Nicole, invece, non sa quasi nulla. Dopo la morte della figlia aveva scritto un primo libro luminoso, Camille, mon envolée. Per il suo secondo libro, La sutura, si mette sulle tracce di Nicole, munita di pochi e scarni indizi tutti raccolti in una scatola da scarpe. Da lì parte una ricerca meticolosa che ha la forma di un road movie attraverso la Francia più profonda. Da Coulommiers a Contrexéville, da Belfort all’Alsazia, Sophie Daull usa la sua capacità di trovare la parola giusta e la frase capace di toccarci. Una finzione-ricostruzione in cui l’autrice tira l’ago dei ricordi fino alla fine della sutura che lega madre e figlia, riempiendo i vuoti di un passato ricostruito. Il lettore diventa il testimone di una toccante genealogia di sentimenti.
Olivier Milot, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati