Giocando con la sonorità dell’orchestra sinfonica di Bamberga, Jakub Hrůša c’immerge in pieno romanticismo silvestre. L’influenza di Bruckner impregna la prima sinfonia di Hans Rott (1858-1884), in particolare per il rilievo degli ottoni, che sono in primo piano o moltiplicano da lontano gli effetti prospettici. Con un fraseggio ampio il direttore ceco privilegia le tinte cupe, ma mantiene sempre un deciso profilo ritmico, dando vigore a un pezzo altrimenti un po’ statico. Se non fosse morto a venticinque anni, forse il compositore avrebbe reso più compatta la partitura, la cui risco­perta una trentina d’anni fa è stata un vero colpo di fulmine. Dopo Rott, Hrůša si dimostra molto accorto anche negli abbinamenti. Grazie all’espressività dei fiati e a un fraseggio sempre vibrante, Blumine non è la semplice elegia alla quale siamo abituati. Poi finalmente abbiamo un’esecuzione nella quale il Symphonisches präludium di Bruckner è un preludio solo di nome, suonando in realtà come lo sviluppo di una sinfonia dai contrafforti poderosi. E chiude un album che collega magistralmente questi pezzi allo stesso mondo spirituale.
Rémy Louis, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati