ChatGpt negli articoli scientifici

◆ Per una volta mi trovo in disaccordo con la scelta di Internazionale, riguardo al confronto sull’uso dell’intelligenza artificiale negli articoli scientifici (numero 1498). Il concetto che un articolo scientifico non possa derivare da un software è autorevolmente chiarito nel pezzo di Science. Vorrei aggiungere però che chi fa ricerca sa bene che la parte difficile non è scrivere lo studio, ma farlo. Con la mole di dati oggi a disposizione e sistemi di elaborazione sempre più efficienti, un programma come ChatGpt sarà pure in grado di “scrivere” un testo credibile, solo che lo studio non l’avrà fatto nessuno. Una scrittura senza contenuti: un falso. Che ciò possa essere di aiuto ai ricercatori poveri, come sostengono Lucey e Dowling nell’articolo di The Conversation, mi sembra offensivo per la ricerca e per chi la fa. Su un punto solo i due interventi concordano: il programma è uno strumento, dunque è un’invenzione. Supera i limiti fisici delle persone come un aereo o una banale calcolatrice, ma resta uno strumento e come tale bisogna saperlo usare. D’altronde, non tutti possono guidare un aereo. Piace chiamarla intelligenza artificiale ma non può sostituire quella umana e fa bene Science a pretendere ciò che ha sempre preteso, cioè la garanzia dell’originalità.
Claudia Dalmastri

Karl Marx aveva ragione

◆ Voglio ringraziarvi per l’articolo sul fallimento del capitalismo (Internazionale 1495) e in generale per la costanza nel proporre articoli sul legame tra economia e crisi climatica. Il punto focale dell’articolo, a mio avviso, è nella domanda: “Perché si dovrebbe accettare una macchina della prosperità che consuma risorse, ma non è più in grado di garantire benessere a tutti?”. Le analisi condotte da Mariana Mazzucato, Tim Jackson e gli altri economisti citati nell’articolo meriterebbero uno spazio maggiore nel dibattito economico, politico e sindacale italiano, che invece si avvita ancora intorno a quello che Jackson definisce il “mito
culturale della crescita”. Su queste basi, propongo di adottare un piccolo ma significativo cambiamento nel lessico giornalistico: sostituire il termine transizione ecologica con transizione economica, affinché sia chiaro che senza un cambiamento radicale del modello economico consumistico e produttivo l’impatto delle azioni umane sul pianeta sarà devastante.
Guido Mosca Errori da segnalare?

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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati