La giunta militare che governa il Mali dal colpo di stato del maggio 2021 ha rinviato il referendum costituzionale previsto il 19 marzo, senza indicare una nuova data. Le autorità di transizione hanno spiegato che serve più tempo per far conoscere la riforma costituzionale e per organizzare il lavoro della commissione elettorale. Tuttavia, il timore è che non vogliano rispettare la tabella di marcia che avrebbe dovuto portare, nel febbraio 2024, alle elezioni presidenziali e al ritorno della democrazia. Jeune Afrique fa un bilancio della situazione maliana a sei mesi dalla partenza delle ultime truppe della missione francese Barkhane. “Il leader della giunta Assimi Goita e il suo esercito moltiplicano i comunicati in cui annunciano vittorie contro i jihadisti, ma in generale i militari sembrano dubbiosi”, scrive il giornale. Neanche gli alleati russi, che hanno fornito aerei e lanciamissili, sono riusciti a migliorare la situazione. “A un anno dal loro arrivo, i mercenari della Wagner non hanno cambiato niente”, confida un ufficiale maliano. “Semmai hanno aggravato le tensioni tra le comunità”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati