Quando un mondo finisce, ciò che era lì da anni, e a cui non facevamo caso, improvvisamente scompare. Per esempio le panchine coperte dove i figli degli operai e dei contadini del socialismo reale si sedevano ad aspettare lo scuolabus. Sono state abbattute da un giorno all’altro. Al loro posto ci sono manifesti monumentali con il volto di Helmut Kohl, il candidato dell’alleanza elettorale cristiano-democratica che all’inizio del 1990 si batteva per unificare la Repubblica federale alla morente Repubblica democratica il più rapidamente possibile. Mimi, protagonista del romanzo di Manja Präkel, ha quattordici anni. Il paese in cui è cresciuta sta scomparendo. Präkels descrive la fine della vecchia epoca e l’inizio della nuova attraverso osservazioni minute. Il suo linguaggio è laconico, l’umorismo asciutto. L’improvvisa trasformazione le ricorda L’invasione degli ultracorpi, film visto su un canale tv della Germania Ovest. “Le persone per strada erano cambiate”, osserva. “I ladri di corpi erano davvero atterrati?”. La caduta del muro di Berlino ha messo in moto molte cose, e l’anarchia si diffonde nella fase di transizione. Insegnanti, genitori e poliziotti perdono il controllo, i ragazzi si ribellano rasandosi la testa, indossando bomber e attaccando punk, neri e senzatetto. Si diffondono lo spaccio di droga e la depressione. L’insegnante di russo soprannominato Brežnev s’impicca. Oliver, un ragazzo timido vicino di casa di Mimi, diventa un lea-der neonazista e si fa chiamare Hitler. Mimi e i suoi amici, perseguitati dalla destra come “zecche”, sono in minoranza. Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler descrive la deriva di un luogo verso la violenza.
Christian Schröder, Der Tagesspiegel

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati