Il nuovo romanzo di Katie Williams, intelligente e pieno di colpi di scena, ha una premessa sorprendente: cinque donne, tutte vittime dello stesso serial killer, sono riportate in vita, o meglio clonate, da una losca agenzia governativa. Questi cloni sono restituiti alle loro famiglie in lutto e alle vite che gli erano state rubate, con i ricordi, i sentimenti e le personalità delle vittime ancora in gran parte intatti. Sembrerebbe una seconda possibilità miracolosa, una sorta di imbroglio alla morte, ma la protagonista, Louise, giovane moglie e madre, nonché ultima vittima del serial killer Edward Early, si porta dietro un’inquietudine persistente. Non ricorda gli ultimi giorni della sua vita né il momento della sua morte ed è perseguitata da questi vuoti. Chiede più e più volte al marito Silas di aiutarla a ricordare il giorno del suo omicidio. Ancora più preoccupanti sono i vaghi ricordi che Louise ha delle settimane precedenti al delitto. Era depressa e ambivalente riguardo alla sua vita e al suo matrimonio, alla maternità e quando la sua clone torna a casa, trova un borsone che la Louise originale aveva preparato e nascosto nell’armadio, progettando di abbandonare il marito e la figlia. Il tono comico iniziale diventa man mano più cupo e malinconico, e le battute si rivelano il meccanismo di difesa di un’anima disconnessa. Williams si conferma alla guida di un nuovo e fruttuoso ramo della narrativa speculativa, chiamiamola fantascienza domestica.
Dan Chaon, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati