Dedicato alla madre della cantante e chitarrista Rachel Goswell e al padre del batterista Simon Scott, entrambi morti nel 2020, il nuovo album degli Slowdive è stato descritto dalla band come “un’esplorazione della natura scintillante della vita”. Everything is alive è il primo disco in studio del gruppo in sei anni, ed è un’opera di grande bellezza. Attraversa una serie di paesaggi sonori e, anche se rimane inconfondibilmente legato al suono caratteristico degli Slowdive, si apre all’innovazione e all’evoluzione, invece di indugiare su una comoda nostalgia. Lo stile di questo disco è quasi cinematografico, e a volte risuona di tristezza e meraviglia, crescendo con gli ascolti. L’album è nato dalle sperimentazioni con i sintetizzatori modulari del chitarrista e cantante Neil Halstead, che all’inizio l’aveva pensato come un disco elettronico minimale. Ma quando la band si è riunita, le atmosfere si sono espanse. Per vivere un viaggio completamente coinvolgente è sicuramente utile ascoltare l’album nel suo insieme, ma allo stesso modo le tracce funzionano bene come pezzi autonomi. Lo dimostrano i recenti singoli: primi esempi sono la cadenzata bellezza di evasione di Kisses e le atmosfere cinematografiche dense e minacciose di The slab. Everything is alive contiene solo otto brani, ma esplora un ampio spettro emotivo, che va dalla tristezza alla gioia. Ed è, perché no, un album ottimista.
Andy Von Pip, Under the Radar

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Questo articolo è uscito sul numero 1528 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati