Il narratore di Java road è Adrian Gyle, un giornalista inglese che ha vissuto per vent’anni a Hong Kong. “Sono una persona triste anche per le persone tristi”, dice di se stesso. Ma la sua città di elezione, che fino a poco tempo prima gli sembrava “ferma agli anni settanta”, improvvisamente diventa più vitale e più pericolosa, con le violente proteste contro il governo cinese. L’unica costante nella vita di Adrian è l’amicizia con Jimmy Tang, rampollo di una delle famiglie più ricche della città e vecchio compagno di università a Cambridge. Jimmy è sposato con una donna la cui famiglia ha interessi economici in comune con la sua e ha una relazione con Rebecca, una giovane leader delle proteste. Jimmy è affascinato dall’anarchia, “è come assistere alla nascita di una nuova religione”, dice. Se la sua relazione venisse scoperta le conseguenze sociali ed economiche per lui sarebbero terribili. A un certo punto Jimmy rompe con Rebecca, molto pubblicamente e rumorosamente, in un ristorante molto noto. E presto Rebecca scompare. Adrian cerca di capire con Jimmy cosa può esserle successo ma poi lui smette di rispondergli al telefono. E se Rebecca fosse uno dei tanti corpi riportati a galla dall’acqua in quei giorni? Sono tutti giovani e molte sono donne, casi archiviati come suicidi. Adrian comincia una discreta investigazione solitaria che vedrà sovvertite tutte le aspettative letterarie di autori classici come Raymond Chandler e Graham Greene.
Tom Nolan, The Wall Street Journal

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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati