Nel suo ottavo, malinconico ma adorabile film, Alexander Payne ritrova Paul Giamatti nei panni di Paul, professore di letteratura classica alla Barton academy, un collegio maschile del Massachusetts in cui era stato uno studente brillante ma impopolare. Ora, scrittore fallito con mal celati problemi di alcol, Paul è ancora più impopolare come insegnante. Come punizione per aver rifiutato di alzare il voto di uno studente “illustre”, è costretto a passare le vacanze di Natale del 1970 nel campus, per tenere d’occhio gli holdovers, studenti che per motivi diversi non possono tornare a casa, tra cui Angus (Dominic Sessa), un piantagrane più brillante della media. Insieme a loro c’è anche la cuoca della scuola, Mary (Da’Vine Joy Randolph), che ha appena perso il figlio in Vietnam. Nessuna sorpresa che tra queste anime bloccate dalla neve nasca un’improbabile amicizia. Del resto il vero piacere del film non è nei colpi di scena ma negli elementi familiari, dall’antieroe solitario al look rétro esplicitamente in debito verso classici degli anni settanta di Hal Ashby, Peter Bogdanovich o Arthur Penn. The holdovers, anche se ben realizzato, è senz’altro un’opera minore nella filmografia di Payne, ma è potenzialmente destinato a diventare un classico nel sottogenere delle vacanze natalizie tristi.
Dana Stevens, Slate

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati