Il 9 gennaio il comandante in capo dell’esercito libanese, il generale Joseph Aoun ( nella foto ), è stato eletto presidente della repubblica, colmando un vuoto che durava da più di due anni.
L’Orient-Le Jour spiega che la situazione si è sbloccata dopo la sconfitta militare del gruppo sciita Hezbollah nella guerra contro Israele, la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria e i colpi subiti dall’asse filoiraniano. Il cambiamento dei rapporti di forza nella regione ha favorito una convergenza tra gli interessi di Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita. Il risultato, si rallegra il quotidiano libanese, è che “per la prima volta da decenni, il Libano ha l’opportunità di recuperare la sua sovranità”, di uscire dalla sfera d’influenza iraniana e di riavvicinarsi ai paesi arabi e alle potenze occidentali. Il 13 gennaio Aoun ha nominato primo ministro Nawaf Salam, presidente della Corte internazionale di giustizia (Cig). Al Modon ricorda che Salam è apprezzato da molti libanesi, anche quelli che avevano partecipato alle proteste contro la classe politica nel 2019, e dalla comunità internazionale. Il sito indipendente si augura che con un nuovo governo il Libano sarà in grado di realizzare le riforme economiche, applicare l’accordo di cessate il fuoco con Israele entrato in vigore il 27 novembre 2024 e ricostruire il sud del paese, devastato da due mesi di guerra tra Hezbollah e Israele.
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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati