Il 27 febbraio 2025 le organizzazioni sudafricane per la lotta all’aids che ricevevano fondi dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) all’interno del programma Pepfar hanno ricevuto delle lettere che comunicavano la revoca definitiva delle sovvenzioni, scrive Bhekisisa, un sito sudafricano che si occupa di salute. Il piano d’emergenza del presidente degli Stati Uniti per l’aids (Pepfar) è un fondo lanciato nel 2003 – anno in cui l’aids uccise più di tre milioni di persone in tutto il mondo – per combattere la malattia nei paesi dove si registravano i tassi più alti di contagio da hiv, tra cui il Sudafrica.
“Il Pepfar ha cambiato la traiettoria della pandemia di aids. Ha salvato più di 26 milioni di persone e ha impedito che circa mille bambini al giorno nascessero con il virus”, scrive il Financial Times. “In Sudafrica, dove 7,8 milioni di persone sono sieropositive, il Pepfar ha permesso di avviare studi su terapie all’avanguardia, che ora sono stati bloccati. Ogni mese di stop significherà che quasi 230 neonati nasceranno con l’hiv perché le madri avranno perso l’accesso ai farmaci antiretrovirali. Un terzo di questi bambini difficilmente sopravvivrà più di un anno”.
Dal 2003 il Sudafrica ha ricevuto dal Pepfar circa otto miliardi di dollari, di cui circa 440 milioni erano previsti per l’anno in corso. L’Anova health institute di Johannesburg era l’ong sudafricana che riceveva il maggior numero di finanziamenti dal Pepfar, ma oggi è una delle 5.800 (su 6.300) organizzazioni beneficiarie di tutto il mondo che dovranno farne a meno. Li usava per i test dell’hiv e per fare fronte alle carenze degli ambulatori gestiti dal governo di Pretoria (che copre l’83 per cento dei costi per la lotta all’aids), aiutandoli a somministrare le terapie antiretrovirali e per la tubercolosi. Secondo Bhekisisa, vari progetti coinvolgevano gruppi di popolazione chiave – come le persone lgbt – e lavoravano con gli orfani e i bambini vulnerabili. Nelle comunicazioni inviate dagli Stati Uniti c’era anche un messaggio: “Grazie per aver collaborato con l’Usaid, Dio benedica l’America”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 48. Compra questo numero | Abbonati