Sono passati più di dieci anni da quando Suzanne Vega ha pubblicato un album all’altezza del nuovo Flying with angels, in cui ritrova quel tocco incisivo da racconto breve che l’ha sempre caratterizzata. Queste canzoni parlano di vite quotidiane senza essere semplicistiche; i personaggi e le loro storie appartengono al tumulto della nostra epoca ma sono narrati con un occhio umanistico. Musicalmente, Vega è in forma: ogni brano è orecchiabile, ben eseguito e non si dimentica in fretta. Continuando la strada aperta a metà degli anni ottanta da Left of center, scritta per chi è ai margini, ora con Speakers’ corner la cantante afferma l’importanza di esprimere se stessi e il diritto di essere diversi, in un momento storico in cui molti che invocano la libertà di parola sono gli stessi che spingono sulla repressione. L’album è pieno di oscurità, anche se stemperato da squarci di speranza. Ogni tanto la cantautrice prova a osare di più, con risultati alterni. Comunque anche i pezzi meno riusciti (Love thief o Lucinda) non sono brutti. Nel corso del disco Vega sa sempre come avvicinarsi alle problematiche dei nostri tempi, evitando soluzioni banali ma offrendo empatia.
Will Pinfold, Spectrum Culture

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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati